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La foto postata sul sito ufficiale del club sardo
Fabio Pisacane, 39 anni, neo-allenatore del Cagliari, è stato intervistato da Repubblica dove ha parlato anche di Chivu:
«Cosa mi porto dalla Primavera? Alcuni giocatori, la cultura del lavoro, tanti insegnamenti. Ho sbagliato, sono cresciuto, ho studiato. Non bastano tecnica e tattica. Grazie a un incontro che ho fatto durante una vacanza a Ibiza, mi sono chiesto: quanto conosco davvero i ragazzi che alleno? Con l’aiuto di uno psicologo, ho iniziato a studiare a fondo la Generazione Z. È stato prezioso».
Come ci si comporta con chi è nato fra la fine degli anni 90 e il primo decennio 2000?
«Quando avevo vent’anni, se l’allenatore parlava per mezz’ora lo ascoltavo. Oggi hanno un tempo di attenzione breve. Organizzano i pensieri per immagini. Reagiscono meglio ai premi che ai rimproveri».
Lo dice anche Claudio Ranieri.
«All’inizio avevo timore della sua esperienza e della magia che lo circonda. Quando ho vinto la Coppa Italia con la Primavera mi ha mandato un messaggio. Purtroppo il telefono mi è finito in acqua, ma ricordo la frase finale: Ad maiora semper ».
Lei, Chivu, Cuesta, lo scorso anno Fabregas. I presidenti hanno finalmente coraggio?
«Sì, e noi una grande responsabilità. Se dovessimo fallire, difficilmente nei prossimi anni sarà data la stessa possibilità ad altri giovani».
Nella lotta per la salvezza dovrà vedersela con Davide Nicola, suo predecessore al Cagliari.
«Eravamo compagni a Lumezzane. Ero un ragazzo, mi ha accolto nella sua famiglia. Poi l’ho avuto come allenatore e mi ha salvato: un direttore sportivo in Lega Pro mi propose di vendermi una partita, lui mi consigliò di denunciare».
Come reagì il mondo del calcio?
«Mi contattò la Fifa. Prandelli mi invitò in ritiro con la Nazionale. A tavola con Buffon, Pirlo e Di Natale mi sentivo in un reality show».
Passano gli anni, eppure ci sono ancora giocatori che scommettono. Come se ne esce?
«Hanno tutto ma sono fragili. E intorno a loro orbitano figure non belle. I club oggi fanno di tutto per metterli in guardia, ma non è facile».
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