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Severgnini: “Colpito da Inzaghi: mai deludere i tifosi. In finale aveva pronta la nuova bandiera”

Andrea Della Sala Redattore 
Lo scrittore e grande tifoso nerazzurro Beppe Severgnini ha parlato della finale di Champions e anche dell'addio di Inzaghi

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, lo scrittore e grande tifoso nerazzurro Beppe Severgnini ha parlato della finale di Champions e anche dell'addio di Inzaghi:

Come è stata la delusione di Monaco?

«Ero allo stadio. Bastava guardare la gioia dei giocatori del Psg durante la preparazione e le facce di quelli dell’Inter per capire che sarebbe stata una giornata difficile. Certo, non immaginavo così difficile… Ero anche a Madrid, nel 2010, l’anno del Triplete, e non avevo dubbi che avremmo vinto. Invece non ero presente a Istanbul con il City».

Ma alla fine la scorsa stagione è stata positiva perché l’Inter si è giocata tutti i trofei o negativa perché non ha vinto nulla?

«Non userei nessuno di questi due aggettivi. È stato un anno istruttivo se mai vorremmo imparare qualcosa. Dico però che sono rimasto deluso da Inzaghi: credo che se tu porti i soldati nella battaglia decisiva e quelli hanno capito che il loro generale ha già pronta la nuova bandiera, beh, i soldati combattono in un altro modo. E a Inzaghi ricordo, se mai leggerà questa intervista, che i tifosi sono come i bambini: non bisogna mai deluderli, perché i bambini non dimenticano e i tifosi neanche».

C’è un giocatore interista che è stato una sorpresa dopo averlo conosciuto?

«Ivan Cordoba. Uno che in campo sembrava una belva e invece fuori è dolce, corretto e affidabile».

C’è il tifo negli stadi che diventa, in qualche caso, delinquenza.

«Quelli non sono tifosi. Voglio essere chiaro: è un imbroglio dire che o tu accetti certi meccanismi o non puoi avere colori e tifo allo stadio. Le coreografie le puoi fare anche senza essere delinquente. Invece noi tifosi abbiamo deciso per amore di non vedere, le società di non guardare, i governi hanno deciso di rimandare. Una persona che ha affrontato a muso duro la criminalità nelle curve è stato Gianluca Cameruccio, il responsabile della sicurezza dell’Inter. Il presidente Marotta lo ha voluto, e lui non si è tirato indietro. È comprensibile che, visto il suo ruolo, di lui si sia parlato poco. Ma onore al merito».