Ci sentiamo ancora molto spesso. Prima delle partite veniva sempre da me, Kessié e Bennacer. Lui giocava molto con noi perché l’anno dello Scudetto avevamo due centrocampisti a uomo tutto campo: sapeva che aveva molto bisogno di noi, perché facevamo sia la fase offensiva che difensiva. C’era Frank che te lo ritrovavi da una porta all’altra.
Il mister ci chiedeva molto, ma allo stesso tempo veniva lì, ti chiedevi se avessi problemi, se a casa fosse tutto apposto, era molto padre con noi.
Quando ho segnato il gol decisivo contro la Lazio esultando si è strappato, non mi ricordo bene la scena, credo si sia scontrato con Giroud. Un po’ sarà stato per la foga del momento… un po’ anche l’età.
Dal replay, in quel gol, avrei provato a spingerla subito dentro, ma non mi sono accorto di avere l’uomo attaccato, anche quando ho spinto Acerbi non mi sono reso conto di ci fosse un altro difensore, quindi quello stop è stato istinto, se me ne fossi accorto avrei tirato subito.
Il gol che ho segnato con il Southampton è molto simile a quello che ho segnato contro il Verona su assist di Rebić. Ai tempi del Milan lavoravamo molto con Luciano Vulcano e il figlio del mister sul fatto che quando giochi a uomo, se parte il centrocampista, con la punta che si allarga, è imprendibile. Lo provavamo spesso ma non veniva quasi mai. Ci è capitato per la prima volta con il Verona e lo abbiamo festeggiato come se fosse il gol più bello del mondo. Senza provarlo in allenamento mi è riuscito anche contro il Southampton, quando avevo recuperato palla a centrocampo e ho visto che non c’erano difensori centrali ho pensato: ‘cazzo, l’ho provato due anni e adesso capita così"
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