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Intervistato da Repubblica, Gian Piero Ventura analizza la brutta prestazione dell'Italia contro la Norvegia. Gli azzurri rischiano di rimanere fuori dal Mondiale per la terza volta consecutiva. "Nessuno si sarebbe aspettato una caduta simile, non così. Io, comunque, continuo a pensare che il calendario possa permetterci una goleada contro la Moldova, una vittoria contro Israele e la possibilità di battere bene la Norvegia a novembre, quando il nostro calcio di solito corre più che a giugno. Però, di scontato non c’è nulla".
«Noi perdemmo due partite in due anni, e una di queste contro la Spagna che era la nazionale più forte del pianeta. E purtroppo non abbiamo avuto la possibilità di raddrizzare il cammino. Inoltre, per la prima volta nella storia si qualificava solo la vincente del gruppo. Eppure, la nostra eliminazione venne vissuta come una catastrofe».
«Il problema è di sistema: prima o poi qualcuno lo capirà. InItalia non si allevano più i talenti, è come se avessero vietato il dribbling, nessuno salta più l’uomo. Se non andiamo ai Mondiali da due edizioni, se l’anno scorso abbiamo disputato il peggior Europeo della nostra storia e se siamo riusciti a prendere tre gol in Norvegia, il guasto è più profondo».
«Luciano è un amico, è stato anche un mio giocatore all’Entella e allo Spezia. Mi fa ridere sentire commenti tipo “il ct doveva mettere qualcuno migliore nell’uno contro uno”. Ma chi? Forse l’unico a saperlo fare è Orsolini. A dire certe cose sono le stesse persone che ci spiegavano come il football fosse diventato fluido».
«Sinceramente no».
«Non potranno essere sereni, però il calendario non è drammatico. Noi italiani sappiamo esaltare e distruggere in un attimo, siamo catastrofisti per natura: mi sembra grottesco. Magari qualcuno adesso dirà che è colpa mia anche questo tre a zero, oppure l’eliminazione contro la Macedonia del Nord…»
«No, i nerazzurri erano soprattutto stremati».
«Non ricordo neppure una partita davvero bella, ha dominato la noia».
«Sono sereno, è tutto passato, anche se qualche comportamento scorretto nei miei confronti si poteva evitare.
La nostra eliminazione venne considerata un fatto epocale, e quattro anni dopo solo un incidente di percorso. Non potevo dire di no all’azzurro, sono nato con la cultura della Nazionale, ricordo persino chi mi stava accanto la sera di Italia-Germania 4-3, e la gioia che provai la sera di Berlino. Va bene così. Ho vissuto di calcio, ho avuto la vita che volevo e che mi ha reso felice».
(Repubblica)
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