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fcinter1908 news interviste Zenga: “Chivu? Davano l’Inter per morta ed è ancora lì. Questo nome per il dopo Sommer”

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Zenga: “Chivu? Davano l’Inter per morta ed è ancora lì. Questo nome per il dopo Sommer”

Andrea Della Sala Redattore 
Intervistato da Libero, l'ex portiere dell'Inter Walter Zenga ha parlato del derby di stasera contro il Milan

Intervistato da Libero, l'ex portiere dell'Inter Walter Zenga ha parlato del derby di stasera contro il Milan:

«Troppo difficile pronosticare l'andamento di un derby, va contro ogni regola e lo conferma il fatto che nonostante l'Inter sia stata in finale di Champions e abbia sfiorato lo scudetto, lo scorso anno non abbia mai vinto contro il Milan, rimasto fuori dall'Europa». 

 A quale derby è più affezionato?

«Il primo, ero tornato improvvisamente un 14enne. Tanti anni fa, prima di ogni derby, sul terreno di San Siro scendevano a sfidarsi le giovanili dei due club. Nel 1973/74 ci fu a Milano la crisi petrolifera che causò l'austerità. Vietato sprecare energia, la domenica in giro a piedi, insegne luminose spente. Tutto fermo tranne il derby. Giocammo in quella strana atmosfera, vincemmo prima noi e subito dopo anche la prima squadra, con i gol di Boninsegna e Facchetti. Dieci anni più tardi ero titolare un'altra vittoria, ma con Muller e Serena».

Da ex portiere, chi sceglierebbe tra Maignan e Sommer?

«Entrambi fortissimi. Il nerazzurro ha avuto maggiore continuità, mentre il rossonero ha toccato picchi più alti. Il problema sarà sostituirli».

Si fanno i nomi di Caprile e Suzuki, lei ha qualche consiglio?

«Voto Caprile, è pronto per una big. In generale prediligo la scuola italiana, adoro i Donnarumma, Vicario, Carnesecchi e Meret».

Chivu è uno che ha lavorato tanto con i giovani, l'ha stupita?

«Ha un percorso preciso: Ajax, Roma con Capello allenatore, protagonista nell'Inter del Triplete. Gavetta da tecnico nelle giovanili, salva il Parma e arriva all'Inter. Chivu è un uomo di grande intelligenza che sa come si parla in uno spogliatoio. Davano l'Inter per morta, è ancora lì».

Allegri sposa una filosofia diversa?

«Entrambi sanno leggere tra le pieghe delle rose a loro disposizione. Ho giocato con Max al Padova, è uno che capisce ogni situazione e mette ordine».

Se le chiedo cos'è l'Inter per lei?

«La mia vita, la mia seconda famiglia. Il posto in cui ho trascorso tutta la mia gioventù a partire dai miei 10 anni. Per l'Inter ho fatto il raccatta-palle, smistato la posta e portato i caffè. Mi sono ritrovato riserva di Bordon prima e titolare poi. L'ho tifata in Curva. Sì, posso dire che l'Inter è la mia vita e che mi sarebbe piaciuto tornare a casa».