Il pensiero dell'ex centrocampista sul confronto di Champions League tra le due squadre in programma tra pochi giorni
Demetrio Albertini conosce bene sia Barcellona che Inter. In blaugrana ha giocato, mentre i nerazzurri li ha affrontati innumerevoli volte da avversario con la maglia del Milan. Del doppio confronto di Champions League tra le due squadre ha parlato ai microfoni del Corriere della Sera: «Al di là della tattica, il primo requisito indispensabile in una fase cruciale della coppa è l’attenzione. Molti giocatori dell’Inter hanno già disputato la finale di Istanbul due anni fa e perciò sanno gestire certe emozioni. Il Barcellona è una squadra sbarazzina, con i pro e i contro che ne conseguono. Concede qualche occasione agli avversari ma al contempo sa sfruttare la freschezza e l’imprevedibilità dei suoi giovani».
L’Inter parte perciò svantaggiata?
«Assolutamente no. Marotta e Ausilio hanno costruito la squadra seguendo logiche semplici: mixando giovani ed esperti, facendo però affidamento su un gruppo di italiani come Barella, Acerbi, Bastoni, Darmian, Dimarco. Un elemento cruciale, perché sono loro che creano il senso di attaccamento alla maglia. Marotta aveva già seguito questo modus operandi alla Juventus e lo ha replicato a Milano».
È corretto dire che l’Inter per certi versi ricorda il suo Milan: un grande gruppo?
«Verissimo. In certi casi deve essere la società a creare il contesto per far rendere al meglio i giocatori. Uno spogliatoio coeso ti spinge a dare di più, a superare ogni difficoltà. Io posso testimoniarlo nella mia duplice veste. Da senatore del Milan e da straniero nel vestuario del Barça».
I tifosi dell’Inter sognano ripensando all’esito della stessa semifinale nel 2010...
«I ricorsi storici fanno parlare e sperare... Quando lo ricordo ai miei amici interisti partono le scaramanzie...».
Intoppi da non sottovalutare?
«Per l’Inter sarebbe stato meglio giocare la prima gara a San Siro. Il Barcellona disputerà la partita d’andata come se fosse una finale, con la sua filosofia di gioco. I nerazzurri non devono commettere l’errore di avere un atteggiamento speculativo, pensando che ci sono ancora 90 minuti per ribaltare il risultato. Rischia che poi sia troppo tardi».