Il cambio di allenatore sulla panchina dell'Inter, con l'arrivo di Cristian Chivu al posto di Simone Inzaghi, ha portato inevitabilmente delle novità. Tattiche, forse, ma prima ancora dal punto di vista dell'approccio al lavoro. Lo spiega La Gazzetta dello Sport:


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Intensità e allenamenti massacranti: Inter, com’è cambiato il lavoro da Inzaghi a Chivu
"Gli effetti della spremitura si vedono già tutti, tra nerazzurri piegati a metà, braccia penzolanti in cerca di tregua, continuo bisogno di idratarsi, nonostante il sole su Milano non bastoni più come qualche settimana fa. Sono bastati dieci giorni appena per misurare una prima sostanziale differenza tra il passato e questo presente che guarda ormai al futuro: mentre Cristian Chivu detta le regole di ingaggio a bordo campo, sorridente ma severo, ad Appiano si sono rivisti giocatori sfiniti dalle ruvidezze della preparazione estiva".
"In attesa che si arrivi al sodo, più di qualcuno tra le pareti del centro della Pinetina cerca paragoni a cui appigliarsi: sembra di rivivere i tempi durissimi del primo Conte, quello versione marine, il sergente degli allenamenti in cui era un mago dei muscoli come Antonio Pintus ad accendere il motore.
[...] Rispetto al recente passato, però, in casa Inter serviva una scossa immediata, un nuovo approccio già dalle fondamenta. Una volta superate le prime curve del ritiro, il concetto si è fatto evidente: ecco alta intensità, maggiore varietà nel tipo di esercitazioni, uso della forza sempre unito alla rapidità e, soprattutto, allenamenti più lunghi rispetto al recente passato. Non sarà sempre così, ma adesso è normale sfondare il muro delle due ore".
"Quei muscoli così imballati e i volti stravolti sono solo una conseguenza, prevista e monitorata a distanza: c'è stato un salto nell'uso scientifico dei dati e dell'intelligenza artificiale per una visione il più possibile unitaria. D'accordo con l'équipe medica guidata dal professor Piero Volpi, si cerca pure di implementare la parte di prevenzione: è cresciuto, infatti, anche il tempo passato in palestra prima e dopo da tutta la compagnia, nessuno escluso.
[...] I segni della fatica continueranno a non fare sconti, mancano quasi tre settimane al debutto di A, ma è un'idea più lontana a segnare il cammino: che arrivi Lookman o qualcuno con sprint simile al nigeriano, bisognerà comunque sorreggere il peso di un tridente, di un pressing più alto e di un gioco assai più verticale".
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