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Bucciantini: “Inter e Atalanta le migliori. Inzaghi muove ogni giocatore fino in fondo al campo”

Bucciantini: “Inter e Atalanta le migliori. Inzaghi muove ogni giocatore fino in fondo al campo” - immagine 1
Dell'ottimo percorso che stanno avendo Inter e Atalanta e del lavoro svolto da Gasperini e Inzaghi ha parlato il giornalista
Andrea Della Sala Redattore 

Dell'ottimo percorso che stanno avendo Inter e Atalanta e del lavoro svolto da Gasperini e Inzaghi ha parlato, sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, il giornalista Marco Bucciantini:

C’è in queste due squadre qualcosa di evidente e va oltre la forza. Le accosta il colore: sono nerazzurre. Le gratifica la vittoria dello scudetto (l’Inter) e dell’Europa League (l’Atalanta). Sono le due squadre migliori di questo anno arrivato al brindisi, perdurano da qualche stagione: non sempre così piene ma mai vuote. Sono entrambe accresciute di consapevolezza e questo è il riflesso delle vittorie, una luce che si posa sulle persone, da sole e insieme. Due squadre che l’Europa teme e all’Europa guardano, moderne nel senso nobile del termine. Le impressioni, allora. Una ci pare raccontare bene il pensiero forte che agita gli allenatori: mostrarsi liberi, in campo. Così ben organizzati da sembrare liberi. Ognuno con compiti assegnati e senza nessun limite, e una tecnica, una personalità, un protagonismo diffuso che sposta gli uomini secondo gioco, spazio e sentimento.


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Se la dimensione di partenza dell’Atalanta agevola l’enfasi, la stessa dimensione capovolge le aspettative e grava sull’Inter. Magari non è sbagliato, ma non è proprio giusto. Disconosce che la forza - oggi - dell’Inter è fatta di competenza, idee e lavoro.

Di scelte pensose e vincolate, della capacità di migliorare i giocatori anche in fondo alla loro carriera. Di un azzardo così significativo che merita la rievocazione profetica: quando si scelse di superare la regia di Brozovic con Calhanoglu. E Barella e Mkhitaryan mezzali. Tre giocatori eruditi per sostenere il reparto in ogni fase ma cresciuti da trequartisti, dunque tecnici, intuitivi, di pensiero rapido e difficile, portati a far avanzare il palleggio, a insinuarlo nelle linee nascoste, a “vedere” il gioco (e a “leggere” le giocate avversarie quando c’è da recuperare: anche per questo molti numeri 10 si accasano davanti alla difesa). La palla si muove veloce, sicura, va dove c’è il gioco e non i giocatori che arriveranno, chiunque e dappertutto: l’Inter muove ogni giocatore fino in fondo al campo. Con le volate dei difensori assecondati dal calcio limpido di Dimarco. Il gioco sgorga da ogni zona e sempre per concorrenza e solidarietà: nell’Inter nessuno può fare niente da solo. Il presentimento originario del gioco è diventato un senso di squadra. Davvero il pensiero di Inzaghi (e il lavoro) meriterebbe cantori con meno pudori.

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