Buttato nella mischia nel post Inzaghi dopo la finale di Champions, Chivu ha mostrato subito il suo carattere forte. Il tecnico, catapultato all'Inter dal Parma, ha gestito bene le situazioni di campo e anche quelle fuori. È pronto per la nuova stagione.

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Chivu già leader, si è preso l’Inter: superata la trappola Mondiale. Club favorevolmente colpito
"Gli stracci volati, ma poi raccolti, possono diventare un’occasione grande così. O forse l’occasione è già stata colta. Può sembrare paradossale — in fondo solo il tempo e i risultati diranno se l’impresa sarà effettivamente riuscita — ma Cristian Chivu s’è preso l’Inter la mattina dopo l’eliminazione con il Fluminense, con quella riunione fortemente voluta nell’hotel di Charlotte. Perché il nuovo allenatore ha saputo cogliere il momento per compattare. Nel giorno più difficile, sommerso dalla delusione generale per il risultato, scosso da parole che certo non lo avevano agevolato e da freddezze in stile like social, il romeno ha unito e non diviso. Ha mixato parole ferme e rassicurazioni. Insomma, s’è fatto leader. Si è affermato definitivamente come guida di un gruppo che dopo quattro anni inevitabilmente deve cambiare tutto, anzi ha già visto cambiare tutto: abitudini, regole, modo di lavorare, anche modo di giocare. Chivu non era in una situazione semplice. Perché Lautaro — senza troppi giri di parole — non lo aveva messo in condizioni ideali, costringendolo peraltro a parlare pubblicamente di cose che avrebbe voluto chiarire in privato. Ma in quel frangente è emersa tutta la personalità di Chivu. E anche la storia ha avuto un peso, la storia di un uomo che anche da giocatore ha sempre frequentato spogliatoi di alto livello", racconta La Gazzetta dello Sport.
"Il romeno ama ricordare come nel suo percorso abbia preso qualcosa da tutti gli allenatori avuti in carriera. Di sicuro da Fabio Capello e da José Mourinho, due che hanno sempre saputo rapportarsi con grandi giocatori. Chivu, in un mese di Inter, ha già fatto vedere quando è giusto usare toni forti, leggi quel «dobbiamo masticare m...» risuonato forte in quel di Seattle, e quando invece c’è da schierarsi completamente a difesa del suo gruppo. Ma è nelle difficoltà che si capisce la differenza. Che si vede la differenza. La società è rimasta favorevolmente colpita dal modo in cui il romeno ha gestito un torneo come il Mondiale per club dal punto di vista mediatico. Di come abbia saputo reagire a difficoltà evidenti, rialzando (per quanto è stato possibile) la testa dopo la batosta di Monaco. Per ripartire l’Inter ha bisogno di un tecnico con personalità e su questo piano Chivu ha poco da invidiare ad altri tecnici con maggiore curriculum, senza per forza di cose fare accostamenti con chi è andato via recentemente. Insomma: se dubbi (preventivi) intorno a lui c’erano, sono stati spazzati via. Poi, com’è naturale, servirà il conforto del campo. Ma diciamoci la verità: questo Mondiale per club, arrivato dopo la finale di Champions, era una trappola. Tutto da perdere, pochissimo da guadagnare. Dal campo, in effetti, poco è stato guadagnato. Fuori, si vedrà. Magari un giorno Cristian e l’Inter ringrazierà Charlotte...", aggiunge Gazzetta.
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