Della finale di Champions persa dall'Inter e del futuro di Inzaghi ha parlato il giornalista Paolo Condò sulle pagine del Corriere della Sera:


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Condò: “In Champions vincono i big spender. Inzaghi, il progetto Oaktree è nelle tue corde?”
"La notte delle streghe di Monaco contiene due discorsi complementari e un bel dilemma sul futuro. Il primo mistero da analizzare è da dove sia arrivata la non-prestazione dell’Inter, un buco nero di gambe e di testa privo di qualsiasi avvisaglia. Bayern e Barcellona avevano già alzato l’asticella a livelli elevati, eppure l’Inter aveva sempre trovato dentro di sé la forza per risalire la corrente, anche quand’era impetuosa come nel finale col Barça. Il tema stesso del percorso in Champions, ben diverso da quello svagato in campionato, era stato la ferrea applicazione che permetteva al calcio all’italiana 2.0 di Inzaghi di resistere ai vari catalanismi per poi colpirli nei loro punti deboli. Il Paris Saint-Germain di Luis Enrique ha dimostrato di non averne — se i suoi giovani manterranno questa mentalità, e non è scontato, potremmo aver assistito all’apertura di un ciclo storico — ma l’Inter si è stancata troppo presto di cercarli. E questa è stata la differenza tra un’ammissibile sconfitta e il disastro entrato nella storia delle finali di Champions".
Il secondo discorso riguarda la serie A, e il fatto che negli ultimi 15 anni — dal Triplete di Mourinho in poi — le nostre squadre abbiano raggiunto quattro volte la finale, due la Juve e due l’Inter, senza mai vincerla. È come se andassimo a sbattere contro un soffitto di vetro: con i nostri budget riusciamo, a prezzo di memorabili imprese, ad arrivare ogni tanto al penultimo gradino. Ma l’ultimo ci è precluso, vincono solo i big spender: i club che hanno battuto Juve e Inter sono Barcellona, Real Madrid, Manchester City e Psg. Desiré Doué ha rubato l’occhio sabato: ha 19 anni, è stato acquistato la scorsa estate dal Rennes per 51 milioni, e in stagione è stato solo la terza aggiunta più cara. Kvara (75) e Joao Neves (60) sono costati di più. Ora l’Italia è il grande campionato che manca la Champions da più tempo, e per rivincerla probabilmente dovrà cambiare qualcosa nelle economie dei nostri club. Ma la domanda è: se l’Inter avesse avuto 51 milioni da spendere sul mercato interno, avrebbe trovato un giovane paragonabile a Doué? La risposta è no, e il vero problema è questo. Massima solidarietà a Spalletti, che fra quattro giorni dovrà iniziare a riportarci al Mondiale con queste forze limitate ed esauste. È essenziale che ci riesca, per riavviare un processo.
Il dilemma riguarda il futuro di Inzaghi, molto deludente a Monaco ma il cui bilancio nerazzurro resta apprezzabile: si può discutere se uno scudetto e due finali di Champions siano poco o tanto, non il miglioramento che tutti i giocatori hanno avuto sotto la sua guida. E questo conta, per un allenatore e per la società che ne raccoglie i frutti. La gestione di quest’improvvisa offerta araba è stata un po’ raffazzonata, la vera questione è se la nuova filosofia di mercato di Oaktree — non più svincolati pronti alla Mkhitaryan, ma cartellini di giovani da valorizzare alla Bisseck — sia nelle sue corde. Abbiamo già detto che Simone sa migliorare i giocatori. Bisogna capire se ne ha voglia.
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