Dalle colonne del Corriere della Sera, Paolo Condò commenta la scelta della Figc di esonerare Luciano Spalletti.


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Condò: “Corretto esonerare Spalletti, ma i problemi non spariranno. Da Marotta a Sartori…”
"Spalletti se ne va con stile, che è tutto ciò che si può chiedere a uno sportivo ferito nell’orgoglio da un pesante rovescio professionale. Non cerca scuse, non accampa alibi, non se la prende con nessuno se non con se stesso, e da quest’impotenza nasce il dolore che visibilmente lo segna. Precisa soltanto che è stato Gravina a sollevarlo dall’incarico e non lui a lasciare, lui che si sentiva ancora certo di ottenere il Mondiale richiesto. Ed è proprio questa convinzione, simile a un accanimento terapeutico, ad avvalorare la decisione di esonerarlo".
"Gli anni con i club hanno dimostrato che Spalletti è un eccellente allenatore, ma i mesi con l’Italia hanno detto che come selezionatore non funziona, e le cose non sarebbero cambiate. Staccare la spina è stata una decisione corretta, si poteva completare l’opera annunciandolo e non lasciando che fosse il c.t. a comunicare la propria deposizione. Spalletti ha accettato anche di portare la croce di quest’ultima gara con la Moldova".
"La federazione sta cercando di convincere Claudio Ranieri a prendersi in carico quest’ultima avventura, e la sua lealtà ai Friedkin è come sempre apprezzabile. Ma non può non essere superabile. L’esonero di Spalletti interrompe un cortocircuito emotivo ma non cancella mezzo problema tecnico. Ne abbiamo tanti, non sono risolvibili a breve (i dribblatori non li troverà neanche Ranieri) e la lunga arringa autoassolutoria di Gravina dimentica che il plebiscito a suo favore non ha migliorato nulla del rapporto fra la Nazionale e i club".
"La commissione dei saggi, da Marotta a Sartori, non è mai stata convocata, e senza il loro intervento una moral suasion sull’impiego dei giovani non arriverà. Di più: due ore prima del fischio d’inizio a Oslo, la Lega di A — con tutti i consiglieri federali schierati — celebrava a Parma la messa laica del calendario, manifestazione plastica di quanto poco sia coinvolta nelle sorti azzurre. Un nuovo c.t., in questo quadro, è solo una scusa per tagliar corto il dibattito".
(Corriere della Sera)
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