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Condò: “Italia armata Brancaleone senza né capo né coda, Spalletti malissimo”

Alessandro De Felice Redattore 
Dopo il crollo della Nazionale in Norvegia, Paolo Condò denuncia sul Corriere della Sera l’assenza di gioco, ritmo e ambizione.

Un filo nero collega il disastro dell’Inter a Monaco con quello della Nazionale italiana a Oslo: la totale resa senza condizioni, senza ribellione, senza ambizione. Lo scrive Paolo Condò in un editoriale pubblicato su Il Corriere della Sera, sottolineando come entrambe le squadre italiane siano apparse incapaci di reagire alla superiorità dell’avversario. Se nel caso dell’Inter l’umiliazione è stata inflitta da un PSG devastante, la Nazionale ha subito una pesante lezione da una Norvegia ben organizzata ma tutt’altro che invincibile.

“Nusa è un 19enne di qualità ma non è Doué, eppure ha fatto ciò che ha voluto in tandem col grande Odegaard, permettendo alla coppia Sorloth-Haaland una realizzazione pressoché notarile delle palle-gol ricevute. L’italia non ha avuto individualità, non si è visto uno straccio di gioco, conclusioni neanche a parlarne fino al 90’, e soprattutto zero ritmo”.

Secondo Condò, i giocatori italiani, a fine stagione, appaiono fisicamente esausti, e manca del tutto la presenza di calciatori in grado di saltare l’uomo, con poche speranze all’orizzonte.

“Un’altra strutturale è la totale mancanza di giocatori capaci nell’uno contro uno, e all’orizzonte non se ne vedono. Le dimensioni della sconfitta vietano ogni speranza logica di qualificazione diretta. Se vogliamo andare al Mondiale — a fare cosa ce lo chiederemo nel caso — dovremo passare il doppio playoff del prossimo marzo, il che significa che Spalletti ha nove mesi per preparare una squadra credibile attraverso le partite del girone, nelle quali comunque occorrerà attenzione per evitare sorprese. Stiamo così male che non dobbiamo sottovalutare nemmeno Moldova, Estonia e soprattutto Israele.”


La pesante sconfitta compromette ogni logica possibilità di qualificazione diretta al Mondiale, e per accedervi l’Italia dovrà passare dai playoff di marzo. Spalletti, il cui bilancio resta insufficiente, ha davanti nove mesi per costruire una squadra credibile, ma il suo lavoro in Nazionale — rispetto ai club — appare finora privo di risultati e identità.

“Il bilancio di Spalletti continua a essere largamente insufficiente, ma non esiste un’alternativa: giunti a questo punto il ct, che non riesce ad adeguare il suo ritmo di lavoro all’incarico — nei club ha fatto grandi cose, in azzurro la scena è muta — potrebbe ripensare a dotare la squadra di un suo gioco originale, che è la via maestra per ritrovare un’ambizione. Ci aveva provato all’inizio dell’europeo, i rovesci l’avevano costretto a tornare alla difesa a tre, che come nei club anche a livello di nazionali è quasi sparita, eppure continua a far parte del nostro costume, e peraltro ultimamente non ci protegge nemmeno”.

Il commissario tecnico, conclude Condò, dovrebbe provare a dare alla squadra un gioco originale, l’unica via per ritrovare ambizione e competitività:

“Le ultime quattro gare sono state tre sconfitte e un pari, con 11 gol subiti. Non è la solita Italia da difesa e contropiede: è un’armata Brancaleone senza capo né coda”.