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Condò: “I meriti della ditta Marotta e Ausilio. Inzaghi crea valore. E ora sul mercato…”

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Dalle colonne del Corriere della Sera, Paolo Condò analizza il rendimento dell'Inter in Europa
Gianni Pampinella Redattore 

Dalle colonne del Corriere della Sera, Paolo Condò analizza il rendimento dell'Inter in Europa. Negli ultimi tre anni la squadra di Inzaghi è approdata in finale per ben due volte. "Due anni fa la conquista della finale di Champions da parte dell’Inter venne interpretata sì con la valorosa attuazione degli uomini di Simone Inzaghi, ma anche e soprattutto con la benevolenza del sorteggio. L’andamento della finale disse però che la dimensione dell’Inter era cresciuta fin quasi all’attico".

"Il City faticò a imporsi. Peccato solo che Istanbul fosse il picco dal quale l’Inter doveva inevitabilmente scendere per i guai in patria del suo padrone Suning. Come accaduto due anni prima con Hakimi e Lukaku, la buona offerta ricevuta per Onana ne rese inevitabile la cessione, e in generale quel mercato — del quale l’imperativo era coprire un buco — si chiuse con un attivo di 54 milioni".


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"A rileggerla adesso, dopo la conquista di una seconda finale, ma stavolta a spese di Bayern e Barcellona, pare una distopia. Due anni fa l’Inter, pur guadagnando molto, incrementò il valore della rosa. Onana venne sostituito da Sommer, lucrando un impensabile vantaggio tecnico (citofonare Yamal). Thuram arrivò a zero, svincolato, e in due anni ha spento ogni rimpianto per Lukaku".

"Venne pagato una trentina di milioni Pavard con l’aggiunta dei 7 per Bisseck, ottimi investimenti, mentre i 31 per Frattesi furono differiti alla stagione successiva, e Frattesi martedì ha firmato la sentenza. Se questi sono i meriti della ditta Marotta&Ausilio, che quest’anno non ha ripetuto la moltiplicazione dei pani e dei pesci — ma alla fine pure Taremi è entrato nella giocata decisiva — la capacità di Inzaghi di migliorare i giocatori ha fatto il resto".

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"Quattro anni fa Dumfries era un ruvido rimpiazzo dell’elegante Hakimi, oggi forse è il top al mondo nel ruolo. La cessione di Brozovic era non solo vantaggiosa ma indifferibile per l’esplosione di Calhanoglu, «visto» da Simone nella nuova posizione. Mkhitaryan si è speso nei raddoppi su Yamal portando la disponibilità verso la squadra a un altro livello".

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"La spina dorsale italiana, talentuosa in Bastoni e Barella, irriducibile in Darmian e sulfurea in Dimarco, ha trovato in Acerbi — richiesta di Inzaghi non da tutti capita — l’uomo del destino. L’immagine in cui festeggia a torso nudo il suo gol salvifico, e le ali tatuate sulla schiena sembrano la ragione per cui sta galleggiando nell’aria, è un capolavoro onirico".

"Resta Lautaro Martinez, che con De Vrij è l’interista di più lungo corso, e la considerazione che in una partita dove ne aveva visibilmente poco sia comunque riuscito a segnare un gol e a procurare un rigore spiega perché sia il capitano di questa squadra. Che ha ancora la missione di Monaco prima di ricominciare a cambiar pelle, ma stavolta i soldi da investire ci sono. Se li è procurati lei".

(Corriere della Sera)