Il giornalista Luigi Garlando ha commentato il Mondiale disputato dall’Inter e i problemi di spogliatoio emersi negli ultimi giorni


news
Garlando: “Inter, il Mondiale ha certificato le due strade da seguire. Cosa resta della ThuLa?”
È finita male per l’Inter, già agli ottavi di finale. È finita lanciandosi gli stracci. Lautaro, Calhanoglu, Marotta, la signora Calha, i like velenosi di Arnautovic, Thuram e di madame Inzaghi... Come in certi matrimoni alcolici, degenerati in rissa, in cui si accapigliano anche le invitate. Questa avventura americana è stata inutile quanto massacrante? No, perché i 33 milioni finiti in cassa non sono noccioline e aiuteranno il futuro. Ma, soprattutto, perché il Mondiale per club ha certificato le due strade da seguire, già indicate dal campionato, per edificare la nuova Inter: una di natura tecnica, l’altra temperamentale. Contro il Fluminense, Lautaro ha preso vita solo dopo l’ingresso di Sucic e Valentin Carboni, cioè quando si è trovato alle spalle qualità tecnica e pensiero verticale. Il croato aveva già innescato il gol dell’argentino contro l’Urawa e assistito di fino quello di Pio Esposito contro il River. Il primo tempo è stata la definita celebrazione funebre della vecchia idea di gioco, venuta a mancare all’affetto dei suoi cari per carenza di velocità, movimento e sbocchi al tiro.
Per cambiar musica, l’Inter ha bisogno, appunto, di una generosa iniezione di tecnica individuale, di qualità in mediana dove il Psg allinea tre numeri 10, di sbarbati alla Sucic, che sappiano saltare l’uomo, creare superiorità e ispirare tra le linee; i famosi apriscatole che caratterizzano le squadre più forti e che l’Inter ha trascurato nel passato recente. Luis Henrique lo è, ma per ora non lo fa. Qualcosa di nuovo, in questo senso, è già arrivato ed è stato l’aspetto più confortante del Mondiale, ma il mercato dovrebbe battere ulteriormente questa pista, visto anche che la qualità di Calha, a questo punto, è destinata a volare altrove. E poi cercare gente che ha fame e motivazioni feroci, trascinanti, sfrondando chi non ce le ha. Il gol subito dopo 3’ è troppo simile a tanti inizi di partita in pigiama e a tanti risultati sfumati nel finale, per cali di attenzione.
Dopo il like del Tiku al post di Calha contro Lautaro, cosa resta della ThuLa? Le due metà possono ancora formare un pianeta solo? Le dure parole a caldo del capitano impongono una resa dei conti che i dirigenti dovranno operare al più presto, scegliendo le mele marce da togliere dalla cesta e fornendo a Chivu i giocatori che ha chiesto: quelli disposti a mangiare quella cosa là. Eccetto Barella, a Charlotte, non se n’è visto uno. Tutti che la pizzicavano con la punta del cucchiaino e poi si tiravano indietro con smorfie di disgusto, mentre i modesti giocatori del Fluminense lottavano compatti come leoni su ogni seconda, terza e quarta palla
© RIPRODUZIONE RISERVATA