"Anzi, alla luce dell’Inter bavarese, l’opzione della pancia piena suona più credibile della pancia vuota. Vero che il Napoli pedala in discesa con meno fatica in corpo, ma nel sofferto secondo tempo di Bologna, così come in quello di Como e in altri precedenti, ha mostrato di avere il fiato corto e una panchina che fatica a esprimere alternative di qualità. I due gol di Monaco, in qualche modo, li ha subiti anche Conte che ora sa con certezza con che avversario dovrà sprintare: non contro l’Inter del Tardini, ma contro quella dell’Allianz Arena. La grande prestazione bavarese dei nerazzurri può rimpicciolire l’autostima del Napoli, giù uscita stropicciata dal Dall’Ara. Il Milan, anche lui più riposato, giocherà la seconda semifinale di Coppa Italia con la forza della disperazione, ma anche con tutte le insicurezze di una stagione balorda. L’Inter, poi, avrà la spinta di un San Siro casalingo e sentirà il dovere di vincere almeno uno dei 5 derby stagionali. Quanto alla Champions, vero che il Bayern Monaco ha le armi per ribaltare il destino, ma ha anche una difesa malferma che a San Siro sarà ancora più esposta per la necessità di rimontare. Se l’Inter ha colpito in ripartenza all’andata, potrà farlo ancora di più al ritorno. Il Barcellona, probabile avversario di un’eventuale semifinale, come il Bayern, ha più individualità dell’Inter, ma concepisce un solo modo di giocare: attaccare sempre e in tanti. Tra le squadre rimaste in gara in questa Champions, non ce n’è una che abbia la duttilità tattica e la maturità gestionale dei nerazzurri che all’Allianz Arena hanno scritto un tratto di saggezza calcistica: hanno fatto sfogare il Bayern, l’hanno contenuto con mestiere, per colpirlo due volte al momento opportuno.
Esperienza che viene dall’età media alta, ma anche dalla consapevolezza acquisita nella sfortunata finale di Istanbul. Bastoni e Barella ormai sono eccellenze europee. Carlos Augusto e Frattesi hanno appena dimostrato che c’è vita oltre ai titolari. Dovesse per davvero uscire il Real Madrid, l’Inter, in una eventuale finale contro Arsenal o Psg, potrebbe spendere l’autorevolezza delle sue 3 Coppe Campioni vinte, contro avversari vergini in materia. Quanto alla fatica, è come quella che spendi in vacanza: se ti diverti, non la senti. Nel 2010 la conquista del Triplete fu concentrata in 17 giorni: 5 maggio (Coppa Italia), 16 (scudetto), 22 (Champions). Una volata in apnea. Nessuno avvertì stanchezza. Milito segnò in ognuna delle tre partite. Il connazionale Lautaro, straripante a Monaco, sembra pronto a seguirne il destino. E questo è il “tutto”. Poi, tra il “tutto” e il “niente” c’è l’ipotesi di vincere qualcosa. Vedremo. Una sola cosa è già certa: una stagione con tre traguardi aperti a metà aprile è una stagione definitivamente positiva, comunque finisca. Un vincitore lo conosciamo già: Simone Inzaghi.
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