L’Inter non ha alcuna necessità di vendere e quindi può davvero decidere con serenità la strategia da seguire. Può essere utile l’analisi di quanto accaduto nella scorsa stagione, quando l’Inter era la più forte in Italia e tra le top in Europa: un valore dimostrato spesso, ma non nei momenti-chiave, al di là della casualità che spesso indirizza i risultati. Se per Marotta e Ausilio la rosa nerazzurra è ancora la più competitiva della Serie A (primo obiettivo del club, mentre nel 2024-25 la priorità fu data in modo fin troppo evidente alla Champions), potrebbero decidere di ringiovanirla un po’ e di allargarla nei ruoli scoperti rinviando però un cambiamento più profondo e strutturale. Sarebbe una soluzione conservativa: in fondo se lo scudetto è volato via per un punto e la Champions all’ultimo atto, si può ipotizzare di restare ai vertici sperando in un finale meno sfortunato.
In teoria sarebbe la strada meno azzardata, in realtà ci sarebbero più rischi di quanto si possa pensare. Il nuovo allenatore cercherà di introdurre qualcosa di nuovo, per quanto in modo poco invasivo. Qualche importante innesto nell’organico potrebbe stimolare la connessione tra Chivu e la squadra, indispensabile per evitare che l’Inter scenda in campo con il fantasma di Inzaghi nell’area tecnica. Anche per stare al passo con i top club stranieri, che dispongono di un potenziale economico ben diverso, l’immobilismo va evitato: stare fermi equivale a fare un passo indietro. E i tempestivi acquisti di Sucic e Luis Henrique trasmettono la sensazione che Marotta abbia colto l’importanza del momento. È meglio sostituire oggi che tra dodici mesi un Calhanoglu, un Acerbi e magari anche un altro titolarissimo. Meglio aggiungere adesso una punta potenzialmente titolare che scuota gerarchie e dinamiche interne rappresentando non solo un’alternativa. Il rischio di perdere tempo nella costruzione di un nuovo ciclo è più alto rispetto a quello di perdere competitività in Serie A. Dopo le cocenti delusioni di maggio la squadra potrebbe reagire bene alla scarica di adrenalina generata da qualche cambiamento e da volti nuovi. La calma piatta, a volte, fa più danni della tempesta.
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