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Biasin: “Cosa ho capito di Inter-Barcellona. Perché Acerbi in area? La risposta di Darmian”

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L'editoriale, dalle colonne di Libero, del giornalista che ha visto da vicino la semifinale e ha vissuto il post nei meandri di San Siro
Eva A. Provenzano Caporedattore 

Nel suo editoriale per il quotidiano Libero, il caporedattore della sezione Sport del giornale, Fabrizio Biasin, ha parlato di Inter-Barcellona e di come ha vissuto i minuti che hanno seguito quella clamorosa partita. "Nei meandri dello stadio San Siro, pochi minuti dopo la fine di Inter-Barcellona 4-3, l’aria è ancora tesa e frizzantina: i giocatori blaugrana sfilano davanti alle telecamere a capo chino, scortati da Uffici Stampa che paiono guardie del corpo. Nei corridoi si sentono i rumori dei tacchetti che graffiano il cemento, le grida di chi può godere e gli accidenti di chi ha perso. I giornalisti, ovvio, allungano le orecchie. Passa Simone Inzaghi, è ancora in trance agonistica, ci guarda e dice «bravi, grazie». Rispondiamo, «Prego, anche tu sei stato abbastanza bravo. Sorride e si concentra sulle interviste di rito in cui celebra i suoi ragazzi, dice ogni tanto noi. Solo una volta dice io, ma per parlare di una partita finita male».

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Acerbi te lo spiega Darmian

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"Poi è il turno di Sommer, uno degli eroi della serata. I media lo bramano, ma ha lo sguardo sereno e timido di chi eviterebbe volentieri la grancassa. Dice «grazie», abbassa lo sguardo, lo vedi che pensa «ho respinto dei palloni, mica ho scoperto la penicillina». Darmian sfila via veloce ma poi si ferma con noi a chiacchierare cinque minuti, come se fosse al bar davanti ad un caffé. E allora gli chiediamo: «Ma cosa ci faceva Acerbi in area di rigore?». E lui: «Non lo sappiamo neanche noi. Ci ha detto vado ed è andato». Francesco, Yann e Matteo fanno 108 anni in tre e hanno l'esperienza di chi non ha bisogno della maestra che gli dica come attraversare la strada, lo sanno già come va fatto, soprattutto nei momenti decisivi".


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I sassolini di Dimarco e nessun 'beh' da de Vrij

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" Dimarco, con ancora l’adrenalina in circolo e la voglia, nemmeno troppo nascosta, di togliersi qualche sassolino dalla scarpa che al giorno d'oggi se sbagli una partita ti danno del bollito. Ma sa che il Gioco non è ancora terminato e manca il mostro finale. Dice qualcosa tra i denti, ma meglio abbozzare. Sicuramente quello che accade sul campo può variare in base ad un risultato. Ma i principi che governano un gruppo non variano a seconda del risultato: l'Inter di Simone Inzaghi è una squadra forte nella mente molto più che nei piedi ed è composta da uomini prima che da calciatori. E uno si sente legato a quell'altro e nessuno lascia indietro nessuno. L'esigenza dei singoli è importante nella misura in cui non intacca l'unità di intenti. Per informazioni chiedere a de Vrij. Sarebbe titolare ovunque, non sbaglia un intervento da mesi, gioca solo spezzoni, non ha mai detto 'beh'. E questo perché l'Inter non ha bisogno di 'beh', ma di tutti", conclude il giornalista.

(Fonte: Libero)