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(Corriere della Sera)
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L’Inter di Simone Inzaghi è diventata una macchina perfetta grazie soprattutto a uno spirito di squadra che le ha permesso di superare avversari sulla carta più forti. Condottiero della squadra che è arrivata in finale di Champions per due volte in tre anni, è sicuramente Inzaghi. "L’ha detto Bastoni prima della semifinale di ritorno: «Presi uno a uno forse non siamo i più forti, ma insieme possiamo affrontare chiunque». La democrazia inzaghiana vige nello spogliatoio ma anche sul campo, perché segnano gli stopper di 37 anni e i riservisti con la valigia come Frattesi e nessuno resta indietro. Taremi protagonista nell’azione decisiva del gol dello stesso Frattesi, ne è solo l’ultimo esempio", sottolinea il Corriere della Sera.
"L’empatia da ex calciatore, la capacità di innovare un modulo in cui si può difendere in otto senza alcuna vergogna e attaccare rapidamente con pochi tocchi, la conoscenza da tuttologo dei giocatori di mezzo mondo. Simone Inzaghi ha portato l’Inter dal 24° al 1° o 2° posto nel ranking (dipenderà anche dalla finale). E adesso con il 14° fatturato d’Europa prova contro il Psg a fare il golpe definitivo, quello che — da questa posizione economica — non è mai riuscito a nessuno negli anni Duemila".
"C’è un dato abbastanza clamoroso che va sottolineato, perché contrasta con l’immagine dell’Inter che non domina le partite, lasciando palla alle squadre più forti. In 16 partite di questa prima Champions extralarge, i nerazzurri sono stati in svantaggio 3 minuti a Leverkusen, 6 minuti contro il Bayern subito rimontato dai gol di Lautaro e Pavard e 6 minuti contro il Barcellona. L’Inter le partite le orienta, le controlla, le gioca à la carte, senza un menu fisso. Questa modernità assoluta l’Inter è riuscita a esprimerla meglio in Europa rispetto al campionato per due motivi. Perché il calcio in Champions sale di ritmo e di qualità tecnica, ma è meno tattico e la scuola italiana ben rappresentata da Inzaghi in questo sa ancora fare la differenza.
"Il secondo motivo è più intimo per così dire, nel senso che in nessuna partita di campionato si è mai vista per novanta minuti la stessa applicazione, la stessa ferocia che si è vista in Champions. Questo ha influito sul cammino verso lo scudetto bis, ma è stato decisivo in Europa".
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