Darmian si è confermato affidabile e insostituibile, mentre Acerbi ha contenuto anche Harry Kane, come già accaduto con altri attaccanti di primo piano. A completare il mosaico c’è Frattesi, entrato dalla panchina e autore del decisivo gol del 2-1 con uno dei suoi inserimenti tipici, pochi giorni dopo aver vissuto un dolore personale profondo per la scomparsa della nonna.
Seppur senza Dimarco, che dovrebbe rientrare al ritorno, l’Inter ha saputo soffrire e colpire, disinnescando molte delle armi tattiche del Bayern Monaco. Secondo i dati elaborati dal CIES e da Wyscout, che collocano i bavaresi in vetta alla classifica delle migliori squadre europee basandosi su sei parametri fondamentali, l’Inter è riuscita a imporsi nonostante l’apparente inferiorità statistica, ribaltando i pronostici grazie a organizzazione, intensità e una mentalità forgiata dall’italianità del gruppo.
Il legame tra passato e presente si riflette nel senso di appartenenza trasmesso da veterani come Javier Zanetti, oggi vicepresidente, ai nuovi arrivati. Proprio come accadde nel 2010 con i campioni del Triplete, oggi sono Barella e Bastoni a incarnare e diffondere quei valori, formando un’ossatura italiana che si rivela sempre più fondamentale nelle serate europee.
L’atmosfera del dopo partita ha raccontato un altro spaccato significativo: Barella, anziché godersi la vittoria, è corso all’Arena di Milano per tifare il Cagliari Primavera dell’amico Pisacane, festeggiando con lui in campo dopo la vittoria contro il Milan. Un gesto che racconta molto del carattere del centrocampista sardo, ma anche della compattezza emotiva di questo gruppo.
Mercoledì prossimo, nella gara di ritorno a San Siro, l’Inter andrà a caccia di un altro tabù: mai era riuscita a battere il Bayern in casa nei quattro precedenti. Il vantaggio c’è, ma la missione è ancora tutta da completare. L’Ital-Inter ha però dimostrato di avere mezzi, cuore e mentalità per continuare a sognare.
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