Il giorno dopo la finale di Champions tra Psg-Inter, Alberto Polverosi analizza la gara dalle colonne del Corriere dello Sport. Una finale a senso unico dominata dal 1' al 90' dai francesi. "Una disfatta, un disastro di fronte a un trionfo. Detto in modo molto sbrigativo, l’Inter non ci ha capito nulla. Il Psg tutto. È difficile vedere una finale di Champions così spaccata in due, dove tutto il bene sta da una parte e tutto il male dall’altra, una finale dall’esito fin troppo chiaro dopo meno di un quarto d’ora, quando la squadra di Luis Enrique ha segnato il primo gol con Hakimi. Gol preannunciato da un avvio micidiale. L’Inter è andata subito al massacro, è arrivata al 45’ senza creare un’occasione, senza mai far paura a Donnarumma, con due tiri contro i tredici dei parigini".


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Cds – Inter, si può perdere ma non così. Alcune domande a Inzaghi. I nerazzurri sembravano…
"A Istanbul, due anni fa, c’era stata partita, stavolta mai. Stavolta Luis Enrique, al secondo triplete in carriera, ha stravinto il duello con Inzaghi. Palleggio, pressione, cambi di posizione, ritmo, intensità, idee a getto continuo, mentre dall’altra parte immobilismo totale. Prendiamo proprio Hakimi, un ex. Domanda: qual era la sua posizione? L’Inter non lo ha capito perché il marocchino ha fatto il terzino, l’ala, la mezz’ala e il centravanti, la posizione in cui si è fatto trovare per segnare l’1-0. Bella squadra, fortissima, tecnica, moderna per il modo in cui stava in campo. Al confronto del Psg, l’Inter sembrava una squadra vecchia, stanca, inespressiva, ma anche senza personalità, senza coraggio e questo è davvero strano. L’atteggiamento dei nerazzurri non convinceva, non c’era rabbia, non c’era furore".
"Si può perdere, certo, ma non in questo modo, non facendosi travolgere. Se Inzaghi aveva preparato una partita d’attesa (non pressava mai), perché a Vitinha, l’anima, il motore e il cuore del Psg, è stata concessa tutta quella libertà? E se Dembelé partiva come una furia per andare a pressare Sommer, perché l’Inter continuava a giocare palla indietro cercando il proprio portiere che, molto spesso, troppo spesso, doveva affrettare il rinvio tanto da consegnava palla ai francesi? Palla lunga, con Thuram e Lautaro (quasi mai raggiunti dalla manovra) era proprio vietata? Mai vista l’Inter in una difficoltà così evidente negli anni di Champions di Inzaghi, era in balìa dei parigini. La sfida fra il fisico (dei nerazzurri) e la tecnica (dei francesi) ha visto un vincitore indiscusso. Sono mancati tutti i migliori dell’Inter, tutti i leader, scomparsi Lautaro, Calhanoglu, Mkhitaryan: in partite come questa tocca a loro trascinare gli altri".
(Corriere dello Sport)
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