Tutti gli occhi sono puntati sull’ex Hakimi, sull’attacco fresco e scatenato del Paris Saint Germain e sul calcio dinamico e avvolgente di Luis Enrique, ma la vera forza di questa finale di Champions League, come racconta la Gazzetta dello Sport, sta nelle difese.


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Inter e Psg, due bunker per la Champions: difese super, Acerbi è nella storia
Il Psg, spesso dipinto come squadra votata solo all’attacco, è in realtà una macchina difensiva di alto livello: reparto solido, ben assortito e protetto, che concede pochissimo spazio. Un netto cambio di registro rispetto al “selvaggio West” visto in semifinale contro il Barcellona, dove l’Inter aveva potuto approfittare delle praterie lasciate libere dalla squadra di Flick.
A Parigi conoscono bene le uscite palla al piede del veterano Marquinhos e la solidità del sorprendente Pacho, mancino ecuadoriano rivelazione della stagione. Sugli esterni, poi, l’Inter non potrà mai abbassare la guardia contro i razzi Hakimi e Nuno Mendes, quest’ultimo dotato di grande spinta offensiva ma incline a improvvise amnesie difensive che Dumfries e Inzaghi hanno studiato nei dettagli.
L’Inter, però, può rispondere con un bunker altrettanto temibile. Dopo un girone impeccabile, in cui Sommer ha subito un solo gol, le reti incassate sono aumentate contro avversari tosti come Lamine Yamal, ma la difesa di Inzaghi resta tra le migliori in Europa. E qui entra in scena Francesco Acerbi, che a 37 anni suonati ha scritto la storia a San Siro con il gol contro il Barcellona. La notte del 6 maggio ha spinto il difensore nerazzurro a un’impresa da raccontare ai nipoti, mentre urlava “Io vado” a Darmian: un urlo che ancora oggi rimbomba tra le mura di Appiano Gentile.
I numeri confermano la qualità delle difese in finale. L’Arsenal, eliminato in semifinale, resta la miglior retroguardia della Champions con 10 gol subiti in 14 partite (media 0,71). Subito dietro, e pronte a sfidarsi a Monaco, ci sono Inter (11 gol subiti, 0,78 a partita) e Psg (15 gol ma con due partite di playoff in più, media 0,93). In sostanza, entrambe prendono meno di un gol a partita: un duello che si deciderà proprio nella tenuta difensiva.
Dal 2013 a Parigi, Marquinhos è la vera colonna del Psg qatariota. Ha vissuto ogni fase dell’emiro, dagli investimenti senza freni alla “caccia alle stelle” fino alla politica attuale dei giovani di Luis Enrique. A 31 anni, guida la difesa insieme a Pacho, primo ecuadoriano a giocarsi una finale di Champions: un binomio che ha portato alla cessione di Skriniar. Lo slovacco, ex Inter oggi al Fenerbahce, avrebbe dato tutto per essere lì al posto dell’ecuadoriano, come evidenzia La Gazzetta dello Sport: “Si sarebbe tagliato una gamba pur di essere al suo posto contro l’Inter”.
Dall’altra parte, la difesa nerazzurra è tutta cuore e precisione. Hakimi, cresciuto anche difensivamente, e Nuno Mendes saranno un test severo, ma Bastoni e Pavard sono pronti a rispondere colpo su colpo. Il francese, ex Bayern, è motivato come non mai: in finale contro i connazionali, vuole lasciare il segno. E poi c’è Acerbi, fresco di convocazione in nazionale: domani, all’Allianz Arena, diventerà il quarto giocatore di movimento più anziano a partire titolare in una finale di Champions. Solo Maldini (38 anni e 331 giorni), Matthäus (38 anni e 66 giorni) e Giggs (37 anni e 180 giorni) lo precedono. Ma Ace, a 37 anni e 110 giorni, è lì, tra i grandi, e non sfigura affatto.
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