
"Era entrato nello stadio già tesissimo, Inzaghi, mordendosi le labbra, tormentando i capelli e spostando il nodo troppo stretto della cravatta. L’abbraccio con Lucho, poi il calvario senza fine. Si sbraccia per niente, alza le mani e poi le lascia cadere di colpo, sconsolato. Morde l’aria per un’ora e mezza, inutilmente, gridando a nessuno. Lo ammoniscono pure. Stavolta è un uomo solo, come ogni allenatore quando la partita spazza via la sua squadra. E forse lo sarà ancora di più da stamattina in avanti. Seconda domanda crudele, ma necessaria: ha senso che Simone Inzaghi resti all’Inter, con una squadra molto vecchia e in gran parte da rifare? Il contratto solo accennato e mai rinnovato resterà lettera morta?".
"L’Arabia lo aspetta, là sono sicuri di averlo già convinto. E ci sono altre panchine libere, altre avventure possibili. Persino la Juventus non ha ancora un nuovo allenatore, a meno che non decida di tenersi quello vecchio. È solo fantacalcio pensare a una tentazione torinese per Inzaghi? Chissà. Di certo, il tormentone contrattuale riempirà parole e spazi bianchi da oggi e per un bel po’. Simone dovrà pensarci, decidere e farci sapere. La sua lunga avventura da zero tituli , per dirla come un illustre predecessore, lascia come ultima immagine quella di una squadra inesistente e inerme, spaventata e sfinita. Simone Inzaghi ha provato a rianimarla gridando e cambiando, ma non c’erano sostituzioni possibili per un gruppo a cui sarebbe servita, semmai, una trasfusione di calcio".
"Se questa Coppa lui l’avesse vinta, forse Inzaghi avrebbe potuto andarsene più facilmente, come Mourinho dopo Madrid; ma così, ma adesso, come potrà facilmente restare? Lo sfregio di Monaco resterà negli occhi e sulla pelle, cicatrice più profonda di quanto può esserlo stata la soddisfazione di un’annata senza calcoli né risparmio, vissuta tutta all’ultimo respiro. Quel respiro che si è bloccato in gola, diventando prima affanno e poi sospiro. La sensazione è che niente possa più essere come prima.
(Repubblica)
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