Le differenze arrivano da lontano. Il loro percorso ha preso strade completamente diverse: "Gasperini e Inzaghi sono rette parallele che mai si incroceranno. A separarli, prima la carriera da calciatore, poi la gavetta da allenatore. L’atalantino, centrocampista di provincia negli anni Ottanta, è diventato un predicatore illuminato in panchina: anni e anni su e giù per l’Italia con lo stesso coraggio, senza mai tradire se stesso. A Bergamo, dove ha messo radici, ha finalmente trasformato l’utopia in realtà.
Nel 2016 Simone è stato catapultato da Lotito in prima squadra senza troppa esperienza. Non si è bruciato, anche perché da giocatore conosceva bene la grammatica della lotta al vertice. Nessun trauma pure nel passaggio da Roma a Milano, anzi, proprio lì dove il Gasp interista aveva steccato, lui ha spiccato il volo. In Europa il destino si è ribaltato: la Dea ha raccolto la gloria che ora cerca in Italia, mentre l’Inter con lo scudetto sul petto vorrebbe cancellare la delusione della finale Champions del ‘23".
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