Le tempistiche
—Occorre qui fare un po’ di chiarezza su tempistiche e strumenti investigativi. A differenza di altri casi, in questa fattispecie non è stata attivata la prova televisiva poiché durante la diretta della partita è andata in onda solo la ripresa nella quale si presumeva - dal labiale - che il calciatore avesse imprecato. E questo non basta a infliggere una condanna: la parola “Dio”, ad esempio, è facilmente confondibile con “zio”, o con altri termini. Durante ogni gara di campionato la procura mette un proprio collaboratore davanti alla tv: nel caso in cui la bestemmia fosse andata in onda, l’ispettore l’avrebbe annotato e sarebbe stato subito inoltrato un fascicolo al giudice sportivo. Nel caso di Lautaro, essendoci solo un labiale sospetto, l’ufficio di Chiné ha dovuto attivare un’indagine ordinaria, chiedere i filmati (anche quelli non trasmessi da Dazn) e setacciarli. Sono due percorsi differenti, mai sovrapponibili per la giustizia sportiva. Procedura formalmente corretta, dunque. Se Lautaro non dovesse accordarsi sulla multa, verrebbe deferito al tribunale federale e andrebbe a processo", si legge.
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