Dieci minuti riuniti tutti insieme, prima di scendere in campo per l’allenamento del pomeriggio: così l’Inter si è compattata. Nessun processo, ovvio. Nessuna voglia o necessità di puntare il dito, altrettanto chiaro. Ma Marotta ha avvertito il bisogno di intervenire, ha capito per esperienza che il momento era quello giusto di fare qualcosa a supporto dell’allenatore e dei giocatori. A supporto dell’Inter, in definitiva. Il suo discorso si può sintetizzare con tre parole chiave: fiducia, motivazione, richiamo. La fiducia è quella che Marotta ha voluto trasferire a giocatori e allenatore. Una fiducia totale, da parte dei dirigenti ma evidentemente anche della proprietà, che lui rappresenta in prima persona.
"Poi, la motivazione. Il presidente ha tenuto a spronare i suoi. A ricordare che le qualità del gruppo non sono in discussione, altrimenti non si sarebbe giocato un primo tempo come quello di Torino. Ma anche - va sottolineato - un passaggio è stato fatto sul momento decisivo della stagione. Della serie: siamo in corsa su tutti i fronti, la cosa ci deve rendere orgogliosi ma ora è il momento di accelerare, di stringere, di andare a prendersi gli obiettivi per cui si è sudato dalla scorsa estate. Infine, il richiamo. Marotta ha in qualche modo ricalcato quanto già detto da Inzaghi a caldo dopo la sconfitta con la Juventus. Per vincere, anzi, per rivincere serve di più, non è sufficiente quanto fatto fin qui. Basta sprechi, c’è bisogno di alzare il livello sotto ogni punto di vista, rendimento, attenzione, cura dei dettagli. Del resto, da Marotta in giù ad Appiano lo sanno tutti: il confine tra una stagione in gloria e una deludente è sottile, paradossalmente ma concretamente sottile", aggiunge La Gazzetta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA