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San Siro, da Sala la risposta indiretta alla domanda di Marotta. Ma i comitati non si arrendono

Andrea Della Sala Redattore 
Continuano le discussioni per il nuovo impianto di Inter e Milan col Comune di Milano. Il sindaco vuole andare avanti a tutti i costi

Continuano le discussioni per il nuovo impianto di Inter e Milan col Comune di Milano. Il sindaco Beppe Sala vuole andare avanti a tutti i costi

"Su San Siro e sulla vendita delle aree intorno allo stadio, il sindaco è deciso ad andare avanti senza tentennamenti, anche perché rimandare significherebbe mettere a rischio un’operazione che si trascina ormai dal 2019 e che se dovesse andare oltre una certa data — quella in cui dovrebbe scattare il vincolo — finirebbe dritta dritta nel museo delle cere. È una risposta indiretta a quello che il giorno precedente aveva chiesto il presidente dell’Inter, Beppe Marotta al sindaco. Un incontro che non c’entrava niente con il nuovo stadio e riguardava la possibilità di utilizzare San Siro per Euro 32. La domanda da parte del numero uno dell’Inter è venuta spontanea: ma con tutte le inchieste della magistratura che fine fa la vendita dello stadio a Milan e Inter? Se in un primo momento la risposta è stato un sincero boh, ieri il sindaco ha rilanciato: nessun ritardo sulla vendita. Andiamo avanti con la procedura. Vedremo. Le squadre e il Comune dopo giorni e giorni di stallo, con i club ostili a inserire clausole di salvaguardia per il Comune e con Palazzo Marino pronto a far barricate se le società non dovessero mettere il loro nome nei contratti di vendita, sembrano vicini a un accordo", spiega il Corriere della Sera.

"Miracoli della magistratura che ha fatto capire che la lancetta corre e il tempo a disposizione è molto breve. E in parte, l’aiuto è arrivato anche del Tar che nell’ultima sentenza di pochi giorni fa, ha dato ragione a Palazzo Marino: il vincolo sul secondo anello del Meazza non è ancora scattato, condizione che avrebbe ostacolato la cessione a Inter e Milan dell’impianto e delle aree circostanti. E, visto che «l’imminente stipulazione del contratto di vendita dello Stadio Meazza non sembra evidenziare un danno irreparabile», il Tar ha respinto l’istanza cautelare proposta dai comitati, che però non si arrendono e attendono la decisione nel merito. Secondo i giudici, il verbale sul collaudo dell’impianto, datato 10 novembre 1955, «è il primo atto che attesta l’ultimazione delle opere previste dal contratto principale, la data di riferimento per la verifica del decorso dei settanta anni dalla esecuzione dei lavori stessi", scrive il Corriere.