- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
news
Serie A, il sorpasso è compiuto: ora comandano le proprietà estere. Oaktree…
La Serie A vive una trasformazione storica: per la prima volta, le proprietà straniere superano quelle italiane, con 11 club su 20 controllati da fondi o imprenditori esteri. Un segno tangibile della globalizzazione del calcio italiano, alimentata dal declino del mecenatismo tradizionale e dalla crisi economica post-Covid, come evidenziato da La Gazzetta dello Sport.
Nel cuore di questa rivoluzione c’è anche l’Inter, passata nel 2024 sotto il controllo del fondo statunitense Oaktree Capital Management, subentrato alla proprietà cinese di Zhang in seguito all'inadempienza nel rimborso del prestito. Oaktree, specializzato in investimenti in situazioni complesse (“stressed-distressed”), ha assunto il controllo del club in linea con la sua strategia di medio termine basata sul recupero e valorizzazione degli asset.
Milano è oggi la capitale italiana dei fondi d’investimento nel calcio: oltre all’Inter, anche il Milan è in mani americane con il fondo RedBird, che ha rilevato il club nel 2022 da Elliott. Il modello è molto diverso da quello dei tycoon di Parma e Firenze, dove Kyle Krause e Rocco Commisso hanno investito senza troppi limiti. La differenza principale, nota La Gazzetta dello Sport, sta nel tipo di approccio: i fondi cercano rendimento, i miliardari trattano il club come un “trophy asset”, un bene di prestigio da esibire e gestire.
In questo panorama, l’Inter di Oaktree si inserisce in una strategia di rilancio mirata: razionalizzazione dei costi, valorizzazione dei giovani e investimenti selettivi. Un percorso simile a quello intrapreso da Stephen Pagliuca con l’Atalanta, dove la proprietà estera ha lasciato la gestione operativa a una figura locale (i Percassi), mantenendo però la regia strategica e finanziaria.
La tendenza, secondo Paola Barometro di Hogan Lovells, è destinata a proseguire: «I club italiani, spesso indebitati e con margini di miglioramento nella gestione, sono target ideali per investitori abituati a operare in contesti meno efficienti». Resta però un’urgenza: modernizzare il sistema, partendo dalle infrastrutture, per non spingere alla ritirata anche questi nuovi attori globali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA