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Severgnini: “Psg spensierato, Inter paralizzata da ansia e paura. Non sarà facile ripartire”

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Della brutta sconfitta in finale di Champions dell'Inter con il Psg ha parlato il giornalista sulle pagine del Corriere della Sera
Andrea Della Sala Redattore 

Della brutta sconfitta in finale di Champions dell'Inter con il Psg ha parlato il giornalista Beppe Severgnini sulle pagine del Corriere della Sera

La canzone che ha aperto la serata, dei Linkin Park, si chiamava «Numb», che vuol dire paralizzati, storditi. Ecco cosa è sembrata l’Inter nella sera estiva della Baviera: stordita. Il Paris Saint-Germain è sembrato più leggero, più spensierato, più tranquillo e convinto. Più bravo. Forse più giovane, e questo contiene tutto. Una squadra meno preoccupata. Ecco l’impressione, vedendo i movimenti dei giocatori del Psg a dieci metri dal campo: volavano via. Da cosa fossero appesantiti i neroazzurri è difficile dirlo. Forse dalla delusione del campionato, dalle troppo aspettative, da una finale persa due anni fa. O forse dall’età. Perché a vent’anni non pensi troppo; a trenta, sì. Era difficile da riconoscere anche il giovanotto Barella, di solito così gioiosamente geniale, quasi sfrontato. Qui a Monaco è sembrato ansioso, e l’ansia non è una buona consigliera, nei matrimoni come nelle partite di calcio. Lautaro ci ha provato, ma anche lui è sembrato l’ombra di sé stesso. Soltanto Dumfries dava l’impressione di poter fare qualcosa. Ma non l’ha fatto.

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L’ansia, la stanchezza, la frustrazione. Tutte e tre le cose, forse, si sentivano in ogni passaggio, in ogni rimessa interista. I blu di Parigi lanciavano provavano tiravano si trovavano. I gialli di Milano sembravano ogni volta cercare la soluzione di emergenza, anche quando l’emergenza non c’era. Bisogna accettare i risultati del campo, soprattutto quando sono così netti. Certo spiace. Se la finale di Istanbul aveva superato le aspettative, ed è finita con un rimorso, questa di Monaco è un’amara presa d’atto. Come se i pensieri che ci hanno rincorso durante l’anno — i tifosi sono maestri nella gestione dei presagi — fossero riapparsi tutti insieme nell’ultima sera di maggio. Anche il tifo era diverso. Fin dall’inizio i francesi sono apparsi organizzati, sonori, irridenti. Noi, una moltitudine di solitudini: qualche applauso e qualche raro coro, subito spento. Così è andata una Champions e bisogna ricominciare. Sempre bisogna ricominciare. Stavolta non sarà facile. Potrebbe essere il sipario su quattro anni. Ma è stato uno bello spettacolo e, anche dopo una serata così, dobbiamo ringraziare gli attori e il regista. Storditi sì, ingrati no.