Della brutta sconfitta in finale di Champions dell'Inter con il Psg ha parlato il giornalista Beppe Severgnini sulle pagine del Corriere della Sera


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Severgnini: “Psg spensierato, Inter paralizzata da ansia e paura. Non sarà facile ripartire”
La canzone che ha aperto la serata, dei Linkin Park, si chiamava «Numb», che vuol dire paralizzati, storditi. Ecco cosa è sembrata l’Inter nella sera estiva della Baviera: stordita. Il Paris Saint-Germain è sembrato più leggero, più spensierato, più tranquillo e convinto. Più bravo. Forse più giovane, e questo contiene tutto. Una squadra meno preoccupata. Ecco l’impressione, vedendo i movimenti dei giocatori del Psg a dieci metri dal campo: volavano via. Da cosa fossero appesantiti i neroazzurri è difficile dirlo. Forse dalla delusione del campionato, dalle troppo aspettative, da una finale persa due anni fa. O forse dall’età. Perché a vent’anni non pensi troppo; a trenta, sì. Era difficile da riconoscere anche il giovanotto Barella, di solito così gioiosamente geniale, quasi sfrontato. Qui a Monaco è sembrato ansioso, e l’ansia non è una buona consigliera, nei matrimoni come nelle partite di calcio. Lautaro ci ha provato, ma anche lui è sembrato l’ombra di sé stesso. Soltanto Dumfries dava l’impressione di poter fare qualcosa. Ma non l’ha fatto.
L’ansia, la stanchezza, la frustrazione. Tutte e tre le cose, forse, si sentivano in ogni passaggio, in ogni rimessa interista. I blu di Parigi lanciavano provavano tiravano si trovavano. I gialli di Milano sembravano ogni volta cercare la soluzione di emergenza, anche quando l’emergenza non c’era. Bisogna accettare i risultati del campo, soprattutto quando sono così netti. Certo spiace. Se la finale di Istanbul aveva superato le aspettative, ed è finita con un rimorso, questa di Monaco è un’amara presa d’atto. Come se i pensieri che ci hanno rincorso durante l’anno — i tifosi sono maestri nella gestione dei presagi — fossero riapparsi tutti insieme nell’ultima sera di maggio. Anche il tifo era diverso. Fin dall’inizio i francesi sono apparsi organizzati, sonori, irridenti. Noi, una moltitudine di solitudini: qualche applauso e qualche raro coro, subito spento. Così è andata una Champions e bisogna ricominciare. Sempre bisogna ricominciare. Stavolta non sarà facile. Potrebbe essere il sipario su quattro anni. Ma è stato uno bello spettacolo e, anche dopo una serata così, dobbiamo ringraziare gli attori e il regista. Storditi sì, ingrati no.
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