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Marcus Thuram si candida a essere la mina vagante nella sfida europea contro il PSG. Arrivato a parametro zero dal Borussia Monchengladbach due anni fa (in realtà, circa 8 milioni tra commissioni e bonus), il suo valore oggi si aggira attorno agli 80 milioni: un vero colpo lungimirante della dirigenza Marotta-Ausilio, perfezionato dal lavoro di Simone Inzaghi.
Il tecnico interista ha saputo valorizzare le potenzialità del francese, che ha trovato la sua dimensione ideale al fianco di Lautaro Martinez. La coppia “lungo-corto” — come la definisce la Gazzetta — è ormai affiatatissima: Lautaro micidiale sul breve, Thuram devastante negli spazi aperti. “A volte non abbiamo bisogno neppure di guardarci per sapere cosa farà l’altro”, aveva raccontato Thuram un anno fa a L’Equipe.
Contro il PSG, il copione ideale sembra scritto. I parigini di Luis Enrique, infatti, sono tra i migliori in Europa per palloni recuperati — con Hakimi (106), Joao Neves (86), Vitinha (84) e Nuno Mendes (80) in vetta alle classifiche individuali — ma proprio questo pressing altissimo può lasciare spazio dietro la linea difensiva. Se l’Inter saprà uscire pulita dalle pressioni, Thuram avrà la prateria per esprimere la sua “falcata assassina”, un’arma letale in verticale. Hakimi stesso potrebbe soffrire la fisicità e la velocità di Thuram, tanto più se Dumfries a destra deciderà di spingere e creare pericolosità con i cross.
Ma ridurre Thuram solo alla forza fisica sarebbe un errore. In questi due anni a Milano, il francese ha aggiunto al repertorio anche la tecnica, come dimostrano due giocate decisive in questa Champions League: il tacco geniale che ha liberato Lautaro contro il Bayern e la rete di tacco contro il Barcellona, su cross di Dumfries. Due perle che testimoniano la sua crescita nella consapevolezza e nell’arte di sorprendere. Certo, la sua tendenza a divorarsi gol semplici — come l’errore clamoroso a porta vuota contro l’Atletico nella scorsa Champions — resta un cruccio, ma il Thuram odierno è più freddo e maturo.
L’autostima, come confessa lui stesso a Onze Mondial, non gli manca: “Oggi mi considero uno dei dieci migliori attaccanti al mondo”. Il francese rivela anche l’ispirazione avuta da Thierry Henry, suo idolo, che gli ha insegnato a cercare sempre l’azione decisiva e a non tirarsi mai indietro. “Più padroneggi le situazioni, più diventi inarrestabile”, spiega Thuram. E in queste parole si legge tutto il percorso del numero 9 interista: consapevole, ambizioso e pronto a colpire il PSG, anche di tacco.
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