Proprio nello stile di Nicolò, trascinatore in quel centrocampo ad altissime frequenze che ha fatto le fortune di Inzaghi. Certo, le ultime fatiche di squadra in mezzo a questa marmellata di partite hanno un po’ azzoppato la qualità del palleggio interista. Lo stesso centrocampista della Nazionale aveva bisogno di un po’ di sacrosanto riposo: in Coppa Italia contro la Lazio ha giocato la miseria di 6 minuti, giusto per aggiungere una presenzina in più nel pallottoliere. In una squadra che ritrova dopo 15 giorni una colonna come Thuram ed è ridotta ai minimi termini sulle fasce, il reparto centrale diventa ancora più strategico: è una vecchia certezza, la coperta calda a cui si affida Simone.
A livello individuale, Nicolò ha già fatto meglio dell’ultima stagione in cui è salito su una stella: le tre reti segnate (l’ultima due mesi e mezzo fa all’Olimpico contro i biancocelesti in Serie A) sono meglio delle due in tutto il 2023-24. McTominay, da parte sua, in tempo record ha ricostruito un pezzo di Scozia sul Golfo di Napoli. Ha cambiato la squadra di Conte da quando ha messo piede a Castel Volturno: i 6 gol e 4 assist già messi a referto raccontano tanto, ma non tutto dell’impatto dell’ex United. Contro l’Inter Scott dovrà, indirettamente, supplire anche all’assenza di Anguissa, l’altro soldato scelto da Conte per martellare in mezzo. Quando il Napoli giocava con il 4-3-3, lo scozzese era il primo assaltatore, quasi un centravanti aggiunto, ma da quando Neres si è fatto male la squadra ha cambiato abito e anche McTominay la sua funzione: le briglie sono meno sciolte, è costretto a fare più stabilmente la mezzala. Quello tra lui e Barella è uno scontro tra opposti, ma quei ventuno centimetri sono grandi come uno scudetto", si legge.
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