Ma i limiti di questa Juve restano sempre gli stessi e, d’altronde, Motta non poteva illudersi di averli superati con le quattro vittorie consecutive delle ultime settimane. Li abbiamo raccontati tante volte: una squadra giovane e inesperta, cui manca lo spessore caratteriale per gestire situazioni difficili come una sfida a eliminazione diretta di Champions. Serve la conoscenza di chi ci è passato e la personalità resistente alle tensioni: né l’una né l’altra fanno parte del bagaglio della rosa bianconera. Lo si sapeva a inizio stagione, non intervenire è stato un rischio calcolato da chi ha dovuto far quadrare le esigenze tecniche e anche i conti, se è stato calcolato male lo si valuterà a fine stagione, intanto sfumano 11 milioni che servivano. Manca, di sicuro, l’apporto di Thiago Motta, ieri apparso inerme e che invece dovrebbe aiutare i suoi ragazzi, infondendo loro la sicurezza necessaria.
Anzi, i cambi sono parsi cervellotici e con il tempismo sbagliato: dopo il gol di Weah che aveva ridato speranze alla Juventus, forse cambiare subito i giocatori più stanchi avrebbe facilitato il controllo della partita che, in quel preciso momento, andava spenta, addormentata e controllata per spegnere l’ardore olandese. Insomma non scopriamo a Eindhoven i difetti di fabbrica della Juventus di Thiago Motta, ma ora ne certifichiamo i primi effetti veramente negativi. Restano, ultimi, i pensieri ricorrenti di questi primi sette mesi: del materiale con il quale costruire c’è, qualcosa è stato anche costruito (meno di quanto si potesse), per cui lasciare spazio allo sconforto del “tutto da rifare” sarebbe un errore. Certo c’è moltissimo da correggere e serve tantissimo lavoro per far crescere qualcosa".
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