Cristian Chivu ha il compito di liberare l’Inter dal pensiero unico del 3-5-2. Nelle sue prime 13 partite in Serie A, sulla panchina del Parma 2024-25, ha mostrato più flessibilità di Conte, ha saltabeccato tra difesa a tre e a quattro con tante declinazioni differenti. Al Mondiale per club, ha preso in carico un’Inter sotto shock per il 5-0 di Monaco e non poteva stravolgerla, si è affidato all’usato sicuro del 3-5-2. Ha tentato il 3-4-2-1 contro gli Urawa Reds, qua e là ha provato la difesa a quattro. Ha cominciato a destrutturare l’Inter inzaghiana, a sottrarle la coperta di Linus del 3-5-2, a insegnarle nuovi alfabeti.
La prima mossa potrebbe coinvolgere Hakan Calhanoglu, a quanto pare recuperato alla causa dopo le incomprensioni di giugno. Inzaghi aveva arretrato il turco, gli aveva cucito addosso il vestito del regista. Chivu potrebbe riportare Calha in avanti, nel ruolo che più o meno ricopriva al Milan. Potrebbe utilizzarlo come trequartista alle spalle delle due punte, Thuram e Lautaro oppure Lookman e Lautaro, se Marotta e Ausilio riusciranno ad acquistare l’anglo-nigeriano. Che nell’Atalanta si muoveva in un tridente formato da Scamacca o Retegui, i centravanti, e da Pasalic, una mezzala, o De Ketelaere, un giocatore offensivo di difficile ingabbiamento ruolistico. Questo per dire che un tridente Thuram-Lautaro-Lookman sarebbe spericolato e insostenibile. Calhanoglu dietro i due attaccanti, con Barella e Frattesi o Mkhitaryan a centrocampo, per un assetto 3-4-1-2, avrebbe un senso logico e potrebbe funzionare.
Il mercato dell’Inter è in movimento. Sono arrivati Sucic, Luis Henrique e Bonny. Pio Esposito è ritornato alla base e avrà le sue chance. Altri giocatori verranno acquistati: Lookman a parte, resta vivo l’obiettivo Leoni. Ci sarà materiale per tentare ogni genere di architettura tattica. Il 3-5-2 potrà mutare in 3-4-1-2 o 3-4-2-1: dipenderà dagli interpreti, Frattesi può muoversi anche da pescecane tra centrocampo e attacco. Non ci saranno preclusioni neppure per il 3-4-3, perché gli uomini ci sono. La difesa a quattro non sarà più la carta della disperazione per raddrizzare risultati storti. Il 4-3-3 o il 4-2-3-1 potranno trasformarsi in soluzioni di respiro lungo, su più partite e dall’inizio. Ai giocatori andranno proposte tracce e sentieri diversi. Variegare sarà il verbo chiave.
Il compito non è facile, Chivu ha 44 anni, quasi 45, e un’esperienza minima nel calcio dei grandi, lo scorcio di stagione quest’anno a Parma. Si scotterà, pagherà qualche prezzo: è inevitabile. Chivu però gode di un vantaggio: come pochi, ha chiaro l’ambiente Inter. Ha frequentato a lungo Appiano da giocatore, ha allenato le squadre giovanili nerazzurre, Primavera inclusa. Sa che cosa lo aspetta, conosce i brusii terribili di San Siro, la psicologia del tifoso. È un rilevante punto a favore, tanti suoi predecessori si sono schiantati sulla mancata sintonizzazione con il mondo interista. Chivu può concentrarsi sul rinnovamento del gioco, la vera scommessa dell’Inter 2025-26.
© RIPRODUZIONE RISERVATA



/www.fcinter1908.it/assets/uploads/202507/999cbc080ddf16c8f068dec67d58ddc1.jpg)

