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Della vicenda Lookman e delle scelte fatte negli ultimi giorni dal giocatore ha parlato il giornalista Alessandro Vocalelli sulle pagine de La Gazzetta dello Sport:
"Non c’è estate in cui un giocatore, almeno un giocatore, non si ribelli al proprio club, mettendo il muso, togliendo tutte le immagini dal proprio profilo social - un’arrabbiatura del tempo, silenziosa e rumorosa - per poi magari non presentarsi neanche fisicamente all’allenamento. È quello che sta esattamente facendo Lookman il quale, a volerla prendere un po’ alla leggera e con un pizzico di filosofia, è molto più scontato fuori dal campo, in questi suoi atteggiamenti, di quanto invece non gli riesca nei novanta minuti. Un artista, un fantasista, un Grande Giocatore quando si tratta di sorprendere gli avversari, con una finta o un doppio passo; un ordinario, senza un pizzico di creatività, invece nel protestare. Insomma, per farla breve, non è il caso di scandalizzarsi per quello che sta succedendo ed è figlio, purtroppo, del tempo. Di un tempo in cui - invece di chiedere inutilmente gratitudine - bisognerebbe piuttosto rifarsi alla parola professionalità. Perché la gratitudine, appunto, la riconoscenza, non è qualcosa che puoi arrivare a pretendere. Il rispetto degli impegni degli accordi, dei contratti, invece sì. Ed è in questo che, senza essere il primo e purtroppo neppure l’ultimo, Lookman e i suoi procuratori - che dovrebbero consigliarlo al meglio - stanno clamorosamente sbagliando. Al di là dei ruoli in commedia, che il condominio del calcio costringe ad interpretare. Perché, ad esempio, nessuno discute, o potrebbe discutere, il diritto del calciatore a chiedere di essere ceduto. Può capitare, nella vita di un professionista, di sentirsi alla fine di un ciclo, di voler provare nuove esperienze, di volersi misurare con nuovi compagni e un nuovo ambiente. Anche - perché no? - di guadagnare di più, se si presenta una ghiotta occasione. Quello che non va è il modo con cui si cerca di arrivare alla conclusione della vicenda. È l’atteggiamento con cui si cerca di far valere le proprie ragioni. Si può chiedere, anche discutere, ma venire meno al proprio dovere, nei confronti di chi ti paga e ti ha sempre pagato profumatamente, quello proprio non va".
Ma d’altronde quello del calcio è uno strano mondo, in cui i diritti valgono soltanto o soprattutto se servono per difendere se stessi. Un calciatore non più gradito da una società, perché è andato male o non è l’ideale per il nuovo allenatore, giustamente - e ribadiamo giustamente - si appella al contratto ed è magari irremovibile nella sua decisione di non spostarsi. Puoi proporgli una, due, cinque destinazioni; puoi garantirgli la stessa cifra, ma se lui non vuole andarsene ha tutto il diritto di puntare i piedi. Tutto giusto, assolutamente, se le società avessero lo stesso potere, di veder garantiti gli accordi. Succede invece che un calciatore, dopo aver firmato un quinquennale, faccia magari una stagione super e allora non basti più un premio, un riconoscimento. Si pretende di rivedere tutto l’ingaggio. E, come nel caso di Lookman, se si decide addirittura di andar via, non è sufficiente farlo sapere, ma si arriva a disertare i raduni e gli allenamenti. In nome di una promessa che l’Atalanta contesta nella sostanza. Con l’amministratore delegato Percassi disposto a chiarire pubblicamente i termini, che prevedevano la possibilità di venire incontro al giocatore di fronte a una richiesta dall’estero. Cosa che si era già verificata nella passata stagione e in fondo, se ci pensate, ha una sua logica. Ora, qualsiasi cosa accada, come dicevamo all’inizio, difficilmente ci sarà da stupirsi. Perché in tutte le trattative alla fine prevarrà l’interesse. Con l’Atalanta che ha già fatto sapere di voler “semplicemente”, e con pieno diritto, stabilire tempi e cifre del trasferimento. Un’apertura significativa, perché in simili circostanze c’è chi invece parte da una dichiarazione di incedibilità, per dar forza alle proprie ragioni. Ora la prossima mossa sta all’Inter, che aspetta magari di conoscere la richiesta ufficiale per poter stabilire la sua strategia e decidere se e quando affondare. E poi sarà la volta di Lookman, che - da Bergamo a Milano - non farà eventualmente alcuna fatica a percorrere meno di sessanta chilometri. E a sfilarsi il nerazzurro, per poi rimetterlo velocemente. Almeno - sempre senza stupirsi e provando a scherzarci - non si correrà il rischio di far confusione. Giurando eterno amore ai nuovi colori.
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