Ivan Zazzaroni, direttore del quotidiano, ha analizzato così la scelta della Juventus di esonerare Thiago Motta e di prendere Igor Tudor
Tra le pagine dell'edizione odierna del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni, direttore del quotidiano, ha analizzato così la scelta della Juventus di esonerare Thiago Motta e di prendere Igor Tudor: "Inutile infierire sulla Juventus oggi: che lo facciano gli altri, io lo trovo poco divertente. Dalle mie parti, nel Bolognese, ai bei tempi del politicamente scorretto si diceva «è come sparare a un cane che caga». L’esonero di Motta dopo soli nove mesi e l’arrivo di Tudor per quattro rappresentano peraltro una resa incondizionata, oltre a un’attribuzione pubblica di responsabilità al management: vi ho dato tanti soldi (che erano mancati l’ultimo anno di Allegri, ma quella Juve apparteneva ancora ad Andrea), vi ho lasciato mano libera e adesso che ci ritroviamo in queste condizioni vi rimando a casina. Cominciando dal primo. Firmato J. E.
Ieri è stata tagliata - all’americana - la testa più esposta. Altre rischiano di saltare.L’elenco degli errori commessi l’abbiamo pubblicato spesso, aggiornandolo continuamente. In rapida sintesi: l’allenatore ha peccato di presunzione e malagestione delle risorse; per rispetto del professionista non mi avventuro nella parte tecnico-tattica, anche se ne avrei da dire (e tante le ho dette). Thiago ha forse pensato di essere più forte dell’anima della Juve, ahilui diabolica: prevale sempre su chi non la conosce a fondo o la sottovaluta. Il mercato a due è stato rovinoso: pagare Szczesny per regalarlo al Barcellona, liberarsi di Rabiot, da mesi leader del Marsiglia e adorato da De Zerbi, Chiesa e in seguito Danilo; demolire la Next Gen rinunciando alla possibilità di avere ricambi giovani formatisi a Vinovo; spendere cifre iperboliche per Koopmeiners, Douglas Luiz, ma anche Nico e Kelly; ottenere prestiti a prezzo d’acquisto (Conceiçao, Kolo Muani) e insomma fare il presente e disfare il passato ha avuto un peso determinante nell’evoluzione del disastro.