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Cristian Chivu si presenta. Il nuovo allenatore dell'Inter detterà le basi del suo mandato davanti a un parterre ridotto di giornalisti, i pochi volati oltreoceano per assistere da vicino al Mondiale per club.
La prima conferenza stampa si terrà infatti a Los Angeles, nel ritiro in cui la squadra sta preparando l'esordio nella competizione di mercoledì contro il Monterrey. Si comincia alle 23:15 (le 14:15 americane). Qui le sue considerazioni, raccolte ovviamente da Fcinter1908.it.
Si parte con il lungo saluto introduttivo di Beppe Marotta. Queste le sue parole: "Ci troviamo in un'inedita location, con inedite modalità e tempistiche per presentare il nuovo allenatore, legatosi fino al 2027 con noi. Il calcio brucia tutto con estrema facilità. Noi eravamo molto affezionati al vecchio allenatore, ci eravamo legati molto e dopo quattro anni, con un legame molto lungo siamo arrivati a una grandissima conclusione. Siamo arrivati, in termini contrattuali, a un divorzio consensuale. Ci siamo lasciati molto bene, ci ha fatto trascorrere anni, giornate e partite indimenticabili. E' stato attore principale del nostro cammino.
Ci siamo trovati immediatamente nella situazione di provvedere a una sostituzione adeguata per storia e ambizione del club, per cui io, Ausilio e Baccin abbiamo con grande velocità individuato in Chivu il profilo che sposasse il modello di riferimento dell'Inter. La scelta è stata condivisa con la proprietà, che è sempre al nostro fianco. Sono molto attenti alle decisioni che vanno condivise e prese. Non è per niente un ripiego, visto che è stato scritto così, Si è parlato anche di indecisione e non è così, visto che è stata una scelta repentina. Ci sono stati aspetti burocratici da curare, per questo ringrazio anche il Parma. Chivu non è una novità per il mondo Inter, è stato un grande giocatore che ha raggiunto risultato e prestigio. Torna con una veste diversa, già sperimentata però negli anni precedenti proprio nell’Inter.
Ausilio e Baccin ne hanno apprezzato le qualità negli anni delle giovanili, prima che diventasse allenatore di Serie A in un campionato che lo ha visto protagonista in provincia con la salvezza raggiunta. L’orgoglio è avere un allenatore Made in Inter, che significa moltissimo. Non è solo uno slogan, è qualcosa che ci ha convinto per il suo modo di approcciare l’arte pallonara. Fa un calcio promettente e che sposa in pieno quelle che sono le ambizioni della società. Noi parteciperemo con orgoglio a tutte le manifestazioni europee e internazionali e non capita a tutte. Vogliamo seguire questo percorso come sempre, con l’ambizione di partecipare e vincere. Sicuramente in tutto il mondo Inter c’è l’amarezza per quel risultato tremendo, ma arrivare a fare due finali è sicuramente qualcosa di straordinario. Rappresentiamo l’Italia e in Italia nessuno ci era riuscito in così poco tempo.
Il risultato di Monaco è clamoroso, ma dobbiamo avere la forza di andare avanti e imparare da quella serata. Con Chivu avremo la forza di rilanciarci nel nostro palcoscenico. Lui sposa in pieno le nostre ambizioni. Colgo l’occasione per annunciare che noi l’anno prossimo parteciperemo al campionato di Serie C con l’Under 23, con l’ambizione di iscrivere una squadra giovane e in un modello nuovo, che desideriamo come club e proprietà, puntando sui nostri giovani. Andremo alla ricerca di profili giovani, due nuovi avrete già modo di apprezzarli, ma ce ne sono anche altri che sono tornati alla casa madre. Allenare l’Inter non è solo motivo di orgoglio e prestigio, ma anche un fardello pesante che lui potrà portare avanti con la sua cultura del lavoro e con il grande senso di appartenenza, visto che ha vissuto un anno indimenticabile qui che ha insegnato come vincere qualcosa di importante.
Accanto a lui ci sarà uno staff che è stato scelto in condivisione da tutti e ci rende molto soddisfatti. Ci troviamo in questa conferenza stampa un po’ in modo inedito perché la stagione non è ancora finita, ha questa coda che testimonia che l’Inter è una delle squadre più forti al mondo. Noi e la Juventus rappresentiamo il calcio italiano nel mondo. La nostra non sarà presenza di comparsa, ma che mirerà a fare risultati importanti. I giocatori presenti saranno 32, alcuni hanno patito le problematiche di una stagione logorante, per cui toccherà al mister individuare gli uomini da utilizzare".
Spazio ora alle domande per l'allenatore nerazzurro.
Hai realizzato che sei l'allenatore dell'Inter?
"L’allenatore dell’Inter lo avevo già fatto, anche se solo nel settore giovanile. Il nome di questo club ti porta sempre qualcosa di speciale. Arrivare in prima squadra mi dà un grande senso di responsabilità che voglio portare avanti e che ho avuto il primo giorno che Piero Ausilio mi portò ad Appiano Gentile da giocatore, ma anche quando ho iniziato da Under 14 da allenatore, quindi mi accompagna in questo club da 13 anni, con la piccola parentesi a Parma”.
Gli amici del Triplete ti hanno scritto qualcosa?
“Noi abbiamo la chat storica che va avanti da anni. Siamo tutt’ora un bel gruppo di compagni, amici per tutta la vita. Oggi mi ha fatto vedere rivedere Maicon, come mi ha fatto piacere ricevere messaggi di congratulazioni da parte di tutti. Ci sono state anche dediche speciali che rimangono tra noi. Avere il loro sostegno e leggere la felicità di coloro che hanno scritto pagine importanti della storia del club mi fa contento”.
In cosa ha avuto coraggio l'Inter?
"Tornare alle radici, a cosa vuol dire l'interismo. Anche Marotta ormai lavora qui da tempo e ha capito di cosa si tratta. Io so bene cosa rappresenta, l'orgoglio, la lealtà e ciò che il club ha regalato ai tifosi e non solo nella sua storia. C'è anche il mio coraggio di essere qui ad allenare una delle squadre più forti d'Europa. Lo dice il campo. Bisogna portare avanti quello di buono è stato fatto, accettando che nel calcio si può vincere e perdere. Quando le cose sono fatte per bene in campo e in società, la strada da percorrere è sempre più bella".
Quanto sarà importante fare bene subito?
“E’ un nuovo, vecchio progetto. Il percorso fatto da questa squadra, ciò che è stato creato dal club e dai ragazzi, così come dallo staff che c’era prima, bisogna portarlo avanti. Bisogna essere consapevoli che l’Inter ha bisogno di questo tipo di atteggiamento, di questo tipo di ambizione. L’asticella è stata alzata negli ultimi anni e bisogna continuare su questa linea, avendo fiducia e autostima. Vogliamo lavorare per bene, per la squadra e la società, per mantenerla dove si trova in questo momento”
Con quale spirito affronterete questo Mondiale?
"E' un grande onore essere qui a giocare questo grande torneo. E' la prima volta che questa competizione arriva, ognuno farà del proprio meglio per vincere. E' qualcosa di nuovo, nonostante sia ancora nella vecchia stagione. Noi daremo del nostro meglio per fare bene in questa competizione".
Cosa ti ha aiutato a prendere questa decisione in così poco tempo?
"Conosco bene questo club, sono qui da tanto tempo. Nel mio periodo all'Under 19 sono stato con diversi di questi ragazzi, non so se mi chiameranno 'mister' o per nome, ma so di che qualità dispongono. Alcuni saranno delusi da come è finita la scorsa stagione, ma hanno fatto un percorso fantastico. E questo è molto importante".
Come utilizzerai Mkhitaryan con l'arrivo di Sucic?
"Non è questione di età, ma di qualità umane e tecniche dei giocatori. Quando hai sempre la stessa motivazione, l'età è solo un numero. Il modo in cui Mkhitaryan si allena e gioca è qualcosa che non si può discutere. Spero troverà ancora la stessa motivazione e le stesse energie, in questi giorni le ho viste. Noi dobbiamo lavorare duro, farlo per la storia del club e per ciò che rappresenta. Dobbiamo tutti lavorare per mostrare la versione migliore di noi stessi".
Cosa conosci del Monterrey?
"Abbiamo iniziato a prepararci, pur avendo appena tre giorni per lavorare. Loro hanno cambiato tecnico, ma li rispettiamo tanto, così come rispettiamo qualsiasi avversario. Qui ci sono le 32 migliori squadre al mondo, tutte hanno le stesse chance e faranno del loro meglio".
Ci racconti i giorni che ti hanno portato all'Inter?
"E' stata una sorpresa. In base a ciò che avevo fatto negli ultimi tre mesi, l'intenzione era di continuare a Parma. Poi è arrivata la chiamata dell'Inter che ha voluto un incontro e la prima cosa che ho chiesto è stata di chiamare Cherubini per il permesso, per un senso di ringraziamento verso un club che mi aveva dato tanto. Poi chiaro che se chiama l'Inter è motivo di orgoglio e onore, in questo momento sono qui, per cui ciò che è accaduto conta poco".
Ha sentito Inzaghi?
"Con lui ho un bel rapporto dai tempi dell'Under 19. Lo avevo chiamato prima della chiamata, quando ho saputo che sarebbe andato via. Da quel momento non ci siamo più sentiti".
Come si fa a ricaricare in tempi così brevi i calciatori?
“Stagione anomala, ma bella. Noi non dobbiamo dimenticare il percorso che la squadra ha fatto. Bisogna ripartire da quello, perché una stagione non si può solo giudicare dal non aver alzato il trofeo. Conta il percorso, così come la crescita della squadra e dei ragazzi, senza perdere di vista il fatto che il dovere di una squadra e di un allenatore è di dare sempre il massimo. Si può vincere, si può perdere. Non è una stagione fallimentare per me, due mesi prima si parlava di una squadra che aveva eliminato il Bayern e il Barcellona, che era prima in Serie A ed era considerata una delle squadre più belle e forti d’Europa. Tutto questo non bisogna negarlo, né dimenticarlo. Il fallimento non esiste nel calcio, perché bisogna sempre provarci fino in fondo. Esiste solo quando pensiamo alle scuse e agli alibi. In questi giorni in cui sono stato con loro la squadra non mi è sembrata cercare colpevoli”.
Cosa pensi della squadra avversaria?
“L’allenatore non lo conosco bene, ma conosco la sua fama. Ho molto rispetto per tutti gli allenatori, perché essere qui non è mai facile. Hanno giocatori importanti che hanno vinto tanto e faranno anche loro il meglio possibile”.
Avete già parlato di obiettivi?
"Non dimentichiamo che la stagione non è ancora finita. Dobbiamo portare il nome dell'Inter in giro per il mondo, per cui siamo qui per fare del nostro meglio e raggiungere qualcosa di importante".
E’ uno stimolo in più trovare allenatori esperti come Allegri e Conte?
“La stagione non è ancora finita. Voglio far bene in questa competizione e far tornare fiducia e autostima in questi ragazzi meravigliosi. Bisogna trovare le energie per onorare questa competizione. Del futuro parleremo più avanti, quando la competizione finirà anche per noi. Se guardiamo troppo al futuro, ci dimentichiamo cosa fare in questo momento”.
Cosa può dare Chivu all’Inter?
“Dal punto di vista umano, tutto quello che ho. Quello che ho accumulato negli anni in questo club, dal rispetto alla riconoscenza, al carattere e all’interismo. Questa maglia, questa squadra mi ha fatto innamorare e mi è rimasta nel cuore. Poi professionalmente dovete deciderlo voi, non sono qui per dire se sono bravo o no. Ma dal punto di vista umano, darò tutto quello che ho”.
Come si assorbe il trauma di Monaco?
“Perdere una finale di Champions non è mai facile. Nel 2010 l’unico pensiero che mi è passato per la mente era “e se la perdo?”. Ho detto ai ragazzi che hanno fatto un percorso importante e questo non bisogna dimenticarlo. Poi abbiamo l’ambizione per riprovarci di nuovo, un club come l’Inter ha l’obbligo di ambire a cose importanti. Qui bisogna onorare la competizione, rispettando le aspettative di coloro che hanno alzato l’asticella di questa squadra”.
Mourinho ti ha mandato un messaggio?
“L’ho sentito al telefono. Sì, abbiamo parlato”.
Cosa pensi del Monterrey e dei club messicani? Cosa pensi di Vasquez?
"Ho rispetto per il calcio messicano e per tutte le squadre. Sono stati fatti grandi investimenti per alzare il livello della competizione. Il calcio sta diventando globalizzato, accade anche in Asia ad esempio. Per Vasquez è un bel risultato essere dov'è"
Sette partite e si arriva in finale: come si lavora verso questa competizione?
“E’ una competizione bella, internazionale. Hanno il loro fascino queste competizioni, c’è tanta imprevedibilità e voglia di far vedere il calcio allo stile puro. Si affrontano squadra contro cui non sei abituato a giocare, più spensierate e magari meno preoccupate. La nostra squadra ha sempre partecipato a competizioni europee e questo può aiutare, ci sono anche tanti nazionali, per cui siamo pronti per fare questo filotto ogni quattro giorni”.
Cosa l’ha impressionata dell’ultima Serie A?
“Ho fatto del mio meglio per raggiungere l’obiettivo che il Parma mi aveva imposto. Abbiamo cercato di fare del nostro meglio. Quello che ho vissuto è stato bello e intenso, quando poi raggiungi l’obiettivo è ovviamente ancora più bello. Impari a non lamentarti, a trovare soluzione a trasmettere fiducia. Impari a nascondere qualche difetto, andando sempre in avanti: questo deve fare un allenatore. Sarebbe troppo facile pensare di stare su una poltrona. Bisogna sistemare mille cose da allenatore, senza lamentarti”.
Cosa pensi del Monterrey?
"Ha un gioco verticale, che si basa molto sulla fase di possesso. Quello che accadrà martedì, lo vedremo martedì".
Lo staff?
"Il mio vice sarà Kolarov, che tutti voi conoscete. Mario Cecchi rimane come collaboratore tecnico, insieme ad Angelo Palombo. Rapetti e Franchini saranno i preparatori atletici, mentre a Spinelli si aggiunge Paolo Orlandoni come preparatore dei portieri. E' uno staff competitivo, di persone esperte e di grande qualità. Sono sicuro faremo belle cose assieme".
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