Ivan Cordoba è stato il protagonista di #CasaSkySport. Queste le dichiarazioni rilasciate dall'ex difensore nerazzurro: "Cosa ha significato l'Inter per me? Bisogna capire molto bene la storia dell'Inter, ci vogliono un po' di anni per capirla bene. Già all'inizio te la fanno capire i tifosi quando metti i piedi a San Siro, è qualcosa di diverso da tutto quello che puoi sentire giocando per un'altra squadra. Poi dai racconti dei compagni, poi dai personaggi che sono all'interno della società che magari si vedono poco come i magazzinieri. Quello ti faceva sentire più attaccato alla maglia e più voglia di giocare per quei colori".
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Inter, Cordoba: “Skriniar il migliore difensore in circolazione. Mourinho uno stratega. Messi…”
Le dichiarazioni dell'ex difensore nerazzurro
Cosa ti ha dato Mourinho più degli altri allenatori?
"Penso che è stato un allenatore che ha potuto dare quella marcia in più che qui avevamo bisogno per raggiungere un obiettivo che cercavamo da tanto tempo. Lui ha sistemato delle cose con la sua esperienza e intelligenza, è riuscito ad aggiustare delle cose che ci mancavano per raggiungere quell'obiettivo. Ha sempre detto che i dettagli erano la cosa più importante per riuscire a vincere certi trofei come la Champions. Non lasciava niente al caso, lasciava poche cose alla fortuna. Se era difensivo o offensivo? Secondo me aveva entrambe le qualità, posso dire che era un grande stratega. Non era quello che durante la settimana passava tante ore a spiegarti la tattica, semplicemente faceva degli allenamenti che ti portavano alla fine a un obiettivo. Ogni piccolo esercizio era fatto in modo tale da raggiungere quell'obiettivo. A noi giocatori non piace tanto la teoria, ci stanca, a noi piace più stare sul campo e questa era una delle sue qualità che lui tutto quello lo faceva vedere in campo. Te lo trasmetteva in un modo che psicologicamente ti pesava meno. Lui arrivava 2-3 ore prima dell'allenamento, metteva paletti, coni, disponeva tutto in base alla squadra che dovevi affrontare in quella settimana".
Quale attaccante è stato il più difficile da marcare?
"Shevchenko è stato l'attaccante più forte che ho affrontato. Però dirò sempre che l'attaccante che ho dovuto affrontare è stato Ronaldo il Fenomeno che ho affrontato in nazionale".
"Messi fa piacere averlo a qualsiasi squadra. Se è così dico bene perché vuol dire che c'è una mentalità in cui si vogliono fare le cose per bene. Vuol dire che si sta pensando di continuare a fare la storia. Chi ha Messi nella propria squadra ha tantissime possibilità di raggiungere gli obiettivi".
Il centrale difensivo più forte in circolazione?
"Vado sul sicuro, mi piacciono molto Skriniar e De Vrij. Sono due centrali che hanno dimostrato di essere da Inter. Godin è un signore difensore, parliamo di uno che ha fatto la sua storia in Champions, in nazionale. Se devo sceglierne uno dico Skriniar".
Com'era giocare contro Ibrahimovic?
"Difficile, molto difficile. Ti faceva sentire il fisico ma non solo, era molto tecnico".
La qualità di Mourinho che ti ha colpito di più?
"Era capire il miglior momento di una partita in cui utilizzare certi giocatori. Penso che lui aveva questo dono che era molto particolare, conoscere molto bene i suoi giocatori e la lettura della partita. Faccio un esempio, poteva avere un giocatore che aveva tenuto un mese in tribuna e poi lo chiamava per fargli giocare la semifinale di Champions League".
Il numero 2?
"È sempre stato speciale per me fin da quando ero piccolo. Quando sono arrivato in nazionale purtroppo non c'era più, la maglia di Escobar era stata ritirata da tre anni. L'allora c.t. della nazionale mi disse che ero la persona giusta per continuare a portare avanti una storia e un'idea di calcio. Poi quando sono arrivato all'Inter c'era Panucci con la maglia numero 2, ho dovuto aspettare sei mesi. È stato lui che è venuto da me quando sapeva che andava via, a dirmi di andare dal magazziniere e farmi dare la numero 2".
Rimpianti?
"Non aver vinto la Supercoppa europea, eravamo in grado di vincere sei trofei. Rimpianti non poter giocare più all'Inter, mi piaceva così tanto che smettere di giocare per la squadra che ami è difficilissimo".
La città più bella dove hai vissuto?
"Io a Como sono felicissimo, mi sento un privilegiato. Como è una città che ti dà tutto. All'inizio quando sono arrivato c'era un'altra mentalità, molto più chiusa. Adesso è una città che ti offre di tutto e sei a trenta minuti fantastica come Milano. Se devo scegliere una città in particolare, rimango con Medellin".
La migliore partita che hai fatto con la maglia dell'Inter?
"Per un difensore non sono quelle partite dove fai gol, ma soprattutto quelle dove hai fatto un salvataggio per la tua squadra, quello è il tuo compito. Mi ricordo una partita contro la Roma a San Siro dove ho fatto un salvataggio su Montella che doveva solo spingere il pallone in rete. Sono arrivato da dietro e ho portato via tutto, Montella, pallone... Quella è una di quelle partite".
Cosa ne pensi di Bastoni?
"Essendo anche mancino potrebbe essere un giocatore da paragonare a Materazzi. È molto giovane e ha tanto da dimostrare".
(Sky Sport)
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