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Mihajlovic: “Scudetto, Inter ancora dietro la Juve. Coronavirus? Insieme si vince, dopo…”

La lunga intervista rilasciata dall'allenatore alla Gazzetta dello Sport

Gianni Pampinella

La malattia, l'emergenza coronavirus, il campionato. Sono alcuni dei temi affrontati da Sinisa Mihajlovic nel corso di una lunga intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport. La prima dichiarazione dell'allenatore è di ottimismo: "Dopo? Sarà bellissimo... E quel dopo arriverà presto", dice l'allenatore del Bologna. "Capisco che per chi non è abituato può sembrare un sacrificio, ma per me queste precauzioni che ci impongono sono una passeggiata. Ho passato mesi chiuso in una stanza di ospedale tre metri per tre, attaccato a fili e flebo, senza poter aprire neanche una finestra, pensi sia un problema essere in famiglia, a casa, e uscire in terrazzo a fumare una sigaretta? Sono mesi che uso una mascherina e non abbraccio e do la mano. Non ho dovuto cambiare le abitudini. Sono un po’ orso, non mi ha pesato evitare tanti contatti, anzi scherzando dico spesso che terrò questa precauzione per i prossimi 5 anni...".

Sinisa com’è la vita in casa?

«Per me piacevole. Non sto sminuendo né i pericoli del coronavirus, che debelleremo, né l’ansia di chi magari non è abituato a stare chiuso in casa. Anche mia moglie Arianna sembra un leone in gabbia: fa l’uncinetto poi si alza, poi lo riprende, poi va in cucina, poi in camera, poi torna... Si muove più lei di certi calciatori in campo (ride, ndr). Esce solo per fare la spesa. Ognuno ha il suo vissuto, non faccio paragoni. Ma secondo te dopo aver vissuto due guerre, le bombe che potevano distruggerti la casa, i coprifuoco, sarà mai un problema stare a casa, sul divano davanti alla tv, leggere un libro o andare in terrazzo a fumare? Dopo mesi in ospedale stare in casa con la mia famiglia intorno è un privilegio... Io ormai apprezzo ogni singolo momento della mia vita. Ci chiedono solo questo: stare in casa. Gli ospedali in alcune regioni sono pieni, le terapie intensive non bastano per tutti. Io so di cosa parlo purtroppo. E non c’è solo il coronavirus da curare negli ospedali: i medici stanno facendo un lavoro enorme, abbiamo il dovere di aiutarli evitando che il contagio aumenti e di essere un pericolo per le fasce piu deboli e delicate di salute».

Come gli anziani...

«Si dice, muoiono soprattutto gli anziani con altre patologie, come fosse una consolazione... Gli anziani non sono un numero, sono una risorsa. Sono la nostra storia, i nostri affetti, il nostro cordone ombelicale, quello che ci ha permesso di essere ciò che siamo. Agli italiani dico, seguiamo le istruzioni che ci danno, dopo il picco arriverà la discesa e allora il dopo sarà bellissimo. La normalità della vita quotidiana, un abbraccio, lo stare insieme, il piacere di andare a vedere una partita di calcio».

E allora parliamo di calcio: rush finale fino al 30 giugno? Saltano gli Europei? Play-off e Play-out? Cosa si aspetta?

«Mi aspetto che il campionato finisca. Bisogna spostare gli Europei e far finire i tornei nazionali e le Coppe. Lo vogliono le federazioni, i club, le tv che hanno pagato i diritti. È giusto terminare ciò che si è cominciato. Dovremo valutare anche da quanto siamo fermi e dovranno darci un paio di settimane per riprendere il lavoro fisico prima di ripartire a giocare. Faremo meno vacanze, ci sarà qualche sacrificio in più ma chissenefrega...».

Giusto fermare gli allenamenti?

«Certo. E ancora più giusto sarebbe stato fermare molto prima anche il campionato. La gente non si è resa conto del pericolo, non ha capito. Ma una cosa è la gente e un’altra chi ha il potere di decidere e soprattutto le informazioni scientifiche per farlo. Vivo in Italia da una vita, i miei figli sono nati qui, questa dopo la Serbia è la mia seconda casa e quando ne parlo, anche se esprimo una critica, lo faccio con affetto. Però è incredibile come in Italia le decisioni vengano prese sempre a metà. Non sono mai decise fino in fondo, c’è sempre una scappatoia. Ognuno interpreta le regole a modo proprio. C’è poco coraggio. Spesso qui le persone rispettano le regole quando si mettono paura, come in questo caso. Ogni Paese ha le sue caratteristiche, gli italiani sono geniali, conoscono l’arte e il gusto del vivere, sono svegli, ma se vuoi imporgli le cose o lo fai in modo netto oppure ti sfuggono da tutte le parti. Ma si compattano e ritrovano l’orgoglio nel momento delle estreme difficoltà. Anche nel calcio è così, guardi gli ultimi due mondiali vinti...».

Freeziamo la classifica di A ad oggi. È giusta?

«Sì, secondo me si».

Juve-Inter cosa ha detto?

«Che la Juve è ancora la più forte di tutte e quando ci sono queste partite non le sbaglia, come si è visto sia all’andata che al ritorno. L’Inter ha comprato tanti giocatori ma è ancora dietro. Nonostante la Juve stia facendo peggio dello scorso anno e l’Inter invece meglio, il gap resta molto ampio».

Un consiglio per quando tutto sarà finito e si ripartirà?

«Di vivere il finale di stagione tutto d’un fiato con grande passione. Senza polemiche, scuse o alibi perché ci siamo fermati, chi ci ha guadagnato, chi ci ha perso, chi deve recuperare una partita, chi ha giocato a porte chiuse o aperte... Quello che stiamo passando ci serva da insegnamento. Soffriamo ora e quando torneremo alla normalità, quella normalità sarà bellissima. Godiamocela fino in fondo».

(Gazzetta dello Sport)