Praticamente inevitabile perché le risorse a disposizione non permettono quantomeno di ipotizzare un percorso che non passi dal filo radente su un burrone fino all’ultimo tratto di questa stagione. L’Inter sta attraversando il vuoto col fiato sospeso, pur vacillando, attraversando il gap che la può trasportare da una stagione appena sufficiente a scrivere invece la storia. Tentativo rischioso e complicato. Ai limiti dell’irrazionale.
Inter, da dove ripartire
—Se e a che punto del tragitto si fermerà, non è ancora dato saperlo. Ma passi falsi come quello di ieri, in tali condizioni, sono facili da mettere in conto. Non solo per contingenze, ma anche per veri limiti strutturali. A cui non si fa troppo riferimento nelle analisi dentro e fuori da Appiano Gentile. Perché l’indolenza di Correa e Taremi, l’inaffidabilità di Asllani, i blackout di Bisseck, l’incostanza di Frattesi, l’autonomia spesso limitata di Arnautovic e altri non sono spiacevoli scoperte fatte nell’ultimo periodo, ma tediose certezze con cui si convive ormai da tempo. Non hanno condizionato la scelta dell’obiettivo stagionale, ma hanno un peso importante nei momenti in cui si deve (dovrebbe) attingere dalla tanto decantata profondità di rosa.
Ci sarà comunque tempo per i processi definitivi. Avranno altre possibilità, per forza di cose, per far ricredere gli scettici sul loro conto. Ora tocca a Inzaghi rimboccarsi subito le maniche, come detto. C’è da rimodellare le ali dell’entusiasmo sfoderate col Bayern, recuperare la loro efficienza e decollare da subito. Accendendo il catalizzatore per trasformare scorie in energia positiva e riprendere il cammino. Il resto dovrà farlo in caso anche un pizzico di buona sorte, considerando che da ieri – in campionato – il destino dell’Inter non è più soltanto nelle sue mani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA




/www.fcinter1908.it/assets/uploads/202507/999cbc080ddf16c8f068dec67d58ddc1.jpg)

