Le premesse nerazzurre di inizio campionato, quando l’Inter si affacciava per la prima volta sul palcoscenico della Serie A dopo essersi ben attrezzata sul mercato, facevano sperare in una stagione da metà classifica. I sogni di Champions nascevano sull’onda dell’entusiasmo, di certo l’obiettivo minimo era la salvezza. E invece. L’Inter retrocede in B con un turno di anticipo e un misero bottino di 21 punti, gettando la spugna sullo stesso campo di Pero dove lo scorso anno aveva festeggiato la storica promozione: fatale l’1-0 subito dal Tavagnacco due giorni fa. «Ma già dopo la sconfitta di Napoli sapevo che non ce l’avremmo fatta, avevamo Verona e Tavagnacco — spiega Regina Baresi, capitana nerazzurra, che proprio a Napoli aveva pianto —. Lacrime di delusione, ho dato il massimo e segnato 8 gol, da alcune compagne mi aspettavo di più. Se mi vedo con una maglia diversa? Solo restando in A con mille euro al mese potrei pensarci, quindi è dura... È stata una bellissima esperienza, faremo la B per tornare subito su più preparate».Che non si fosse partiti col piede giusto si era capito subito: dopo 3 punti in 6 gare, la società aveva sostituito Carmelo Malgeri con Antonio Brustia, traghettatore prima del nuovo cambio in panchina e l’arrivo di Stefano Torriani, che ammette: «Dispiace: sia con me sia con chi mi ha preceduto, molte gare sono dipese da sfortuna ed errori individuali, soprattutto in porta le difficoltà sono state tante». Dello stesso parere la presidente Elena Tagliabue: «Purtroppo le giocatrici prese per fare la differenza non l’hanno fatta. Sodini, Cama, Cortesi, Greco, Lecce, Carissimi, tutte esperte: siamo più fieri del vivaio. Al discorso portiere, al rendimento di questi acquisti e agli iniziali problemi di spogliatoio, aggiungo una parentesi “arbitraggi”, rigori non dati a noi ma c’erano, rigori dati contro ma non c’erano: ci chiamiamo Inter e a molti la cosa non è simpatica, 8-10 punti sono saltati così».
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Finisce il sogno: l’Inter femminile torna in serie B
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