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Gli arbitri: “Totalmente aperti al Var a chiamata, potrebbe fare la differenza. Auspichiamo…”

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Il presidente dell'Aia Antonio Zappi, offre un elemento in più nell'evoluzione protocollare all'interno delle direzioni di gara
Gianni Pampinella Redattore 

"Noi siamo totalmente aperti, nel caso in cui ci chiedessero di sperimentare il Var a chiamata. Apriremmo le finestre, non solo le porte a questa possibilità". Il presidente dell'Aia Antonio Zappi, offre un elemento in più nell'evoluzione protocollare all'interno delle direzioni di gara e aggiunge. "Non è nelle nostre possibilità visto che i cambiamenti del protocollo dipendono dall'Ifab, ma il mio pensiero è che una società non debba mai uscire dal campo con la sensazione di aver subito un'ingiustizia. Quel potere di segnalazione del capitano o dell'allenatore che invita l'arbitro a un field review dovrebbe poter essere un'opportunità. È una possibilità, come dire, anche per istituzionalizzare la protesta".

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"Questa cosa potrebbe fare la differenza. In generale auspichiamo un'evoluzione protocollare che vada verso il superamento di alcuni problemi. La Var ha bisogno di una manutenzione costante e in certi casi la forma non consente di cogliere la sostanza. Però non si possono condannare alcune decisioni arbitrali che sono perfette dal punto di vista del protocollo".


Il presidente Zappi a Coverciano, in occasione del rinnovo della partnership Aia con Net Insurance, difende l'operato dei direttori di gara, ma aggiunge. "Non difenderemo errori oltre la logica e l'indifendibilità. Se c'è un errore, dobbiamo trovare il modo di fare meglio, ma devo dire che sono insoddisfatto degli errori, ma non dei nostri arbitri che sono un gruppo straordinario e sono assolutamente fiducioso. Io sono un ottimista per natura".

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"Certo sarei un incosciente se non vivessi con attenzione e preoccupazione il ruolo che ho perché io sono presidente di 30mila arbitri italiani e ho la responsabilità di guidare un gruppo così complesso. Sull'errore arbitrale spesso dipende da interpretazioni soggettive e speriamo di ridurre sempre più zone di grigio che fanno sconfinare un'interpretazione in errore. Io sotto attacco? Non mi sento sotto attacco perché chi crede di aver subito un torto è giusto che lo dica, però a volte la differenza la fa la forma in cui ci si esprime. A volte ci sono lamentele infondate"