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L’addio alla Juve è una ferita aperta?
"Una cicatrice che fa ancora male. Mi sarebbe piaciuto un finale diverso, però forse non è ancora arrivato. Dopo la rabbia iniziale ho riflettuto, ci siamo confrontati e rinunciare all’azione legale è stata la cosa giusta, perché per me la Juve è sempre stata tutto, da quando giocavo a pallone in camera con mio fratello. L’amore resta intatto".
Sarà un tecnico più alla Conte, alla Allegri o alla Mancini?
"Mi piace la tattica e Conte ha cambiato il calcio, non solo la Juve, aprendo al gioco di posizione. Oggi è più di movimento, Mancini coi cinque canali ci ha permesso di vincere un Europeo. Nella gestione Allegri, Lippi e Ancelotti ti danno tanto. Studierò per trovare il giusto mix e migliorare il mio carattere".
La sua idea sul 2023-24 della Juve?
"Quando giochi per la Juve non ti puoi accontentare della Champions. La rosa di oggi può competere con chi è arrivato davanti, anche con l’Inter che ha fatto un percorso incredibile. Il valore c’è, nei momenti di difficoltà non è stata tenuta alta l’attenzione".
Con Allegri si è chiarito?
"Ho parlato con lui l’ultima volta a maggio 2023 a Udine. Ognuno si comporta come meglio crede. Per ciò che abbiamo vissuto insieme, pur nei contrasti, penso che si potesse gestire tutto diversamente, anche il fatto di non volermi più in rosa. Se dovessi incontrarlo in un bar lo saluterei, di sicuro non lo chiamerei io per prendere un caffè".
Sogna di allenare la Juve con Chiellini dirigente?
"Il mio sogno è alzare la Champions da tecnico della Juventus visto che non ci sono riuscito da giocatore. Se Giorgio dovesse essere l’a.d. il rapporto sarebbe doppio, professionale e d’amicizia... Prima però tutti e due abbiamo un percorso da fare".
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