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L'Inter torna ad affrontare Antonio Conte, dopo la lotta scudetto dello scorso anno. Ma come andò il biennio nerazzurro dell'allenatore leccese? I retroscena raccontati da Pasquale Guarro su Calciomercato.com.
Nel dicembre del 2018 i nerazzurri ufficializzano l’arrivo di Giuseppe Marotta come amministratore delegato. Al suo arrivo il nuovo manager si appoggia ad alcune figure di riferimento del mondo nerazzurro e tra le prime chiamate partite dal suo telefono cellulare c’è quella rivolta a Lele Oriali, con il quale trova un accordo per riportarlo all’Inter. Non è tutto, in occasione dell’incontro Marotta gli chiede quale allenatore vedrebbe bene al posto di Spalletti per la stagione successiva, ricevendo come risposta il nome di Antonio Conte, che con Oriali aveva lavorato anche in Nazionale. Inutile dire che il nome del tecnico salentino fosse già tra quelli nella testa di Marotta, che con lui a Torino aveva avviato gli anni del dominio juventino in Serie A.
Una bandiera della Juventus a Milano ad allenare l’Inter… La parte più calda del tifo nerazzurro non apprende la notizia nel migliore dei modi e mediante i social diffonde quello che è il proprio messaggio di protesta. Raccolto il segnale d’allarme, Oriali e Zanetti, bandiere nerazzurre che vantano una certa credibilità, si adoperano per mitigare quella che all’avvio si presenta già come una situazione poco simpatica. Conte non vuole questi problemi e soprattutto chiede pretende che i tifosi non giungano a rapide conclusioni. Poche ore dopo, sparisce il post di protesta dai social.
Tutti i giornalisti si mettono al lavoro per intercettare l’arrivo di Conte a Milano, prima dell’annuncio molte riunioni si erano svolte al Mandarin Oriental, hotel che riserva sempre una certa privacy. Conte non si vede, le prime immagini del tecnico a Milano saltano fuori da una foto scattata Nel parcheggio di uno studio di registrazione in cui il tecnico si era recato per girare dei contenuti con la Media House nerazzurra. Un fermo immagine che ritrae l’allenatore in cerchio con l’ufficio stampa e che dà a tutti l’idea di un primo meeting in cui il tecnico impartisce a tutti i propri diktat. In realtà poi spiegarono che si trattava solo di un saluto. Sta di fatto che però l’arrivo di Conte all’Inter segna una profonda rivoluzione in molti campi operativi. Giunto in un club che non vince da molto tempo e con diversi problemi (Spalletti aveva parlato del celebre vampiro di Appiano), gli viene lasciata la possibilità di poter entrare anche in ambiti di competenza diversi dal suo. E proprio alcune invasioni di campo del tecnico generano i primi dissidi all’interno di un club che in pochi mesi si ritrova già spaccato a metà: da una parte il gruppo squadra e dall’altra il gruppo Corporate e la dirigenza. Una frattura che non genera troppi problemi perché il tecnico è stato bravo a creare uno spogliatoio che lo segue a prescindere da ciò che accade attorno.
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