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Marani: “Corso era il pupillo di Angelo Moratti. Quando l’Inter stava giocando per il Triplete…”

Eva A. Provenzano

Il giornalista di Skysport ha raccontato alcuni aneddoti sull'ex giocatore scomparso all'età di 78 anni

Matteo Marani, a Skysport, ha ricordato Mario Corso nel giorno della sua scomparsa. Il giornalista ha spiegato: «Pezzo fondamentale della Grande Inter. Era l'irregolare, se vogliamo, di quella grande squadra. Era diverso da tutti gli altri. Aveva un suo pubblico di fedelissimi, devoti. È stato un giocatore divisivo, c'era chi pendeva dalle sue giocate di sinistro, dalle sue punizioni a foglia morta che diventò una sorta di copyright, e chi come Herrera  - o nello stesso rapporto con Mazzola - non lo accolse allo stesso modo. È stato un giocatore importante: 94 reti segnate con la maglia nerazzurra in 15 stagioni, 502 partite, 75 gol solo in campionato. Era creativo, istintivo. Con l'Inter ha avuto un grande rapporto. È stato, con le dovute proporzioni, quello che è stato Recoba per Massimo Moratti. Lui era per il suo papà, Angelo Moratti. Estro, genio, passione, la protezione del presidente. Herrera ogni estate lo metteva nella lista delle cessioni e puntuale, Moratti lo toglieva perché non si poteva toccare. Arrivò a Milano nel 1958 e fu accolto in maniera deliziosa da parte del presidente che gli regalò un marengo d'oro e questo ricordo se lo è portato dietro. È stata una persona perbene, molto semplice nel suo modo di vivere, con le sue abitudini e ha un grande legame con l'Inter. Quando i nerazzurri fecero il Triplete lui soffriva talmente tanto che scese sotto casa e cominciò a camminare per il quartiere perché non riusciva a vedere l'Inter giocare, stava lì ad aspettare di capire cosa sarebbe successo. Lui che le due coppe campioni precedenti nerazzurre le aveva vinte. Era legatissimo con il club, era sempre presente allo stadio. È stato uno dei più grandi calciatori degli anni '60-'70. Gli ha dedicato un pamphlet filosofico Edmondo Berselli, 'Il più mancino dei tiri'». 

(Fonte: SS24)