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Di Gregorio: “L’Inter è stata come una famiglia. Affrontarla sarà come chiudere un cerchio”

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L'ex portiere dell'Inter Di Gregorio, ora al Monza, ha parlato della seconda parte di stagione e anche della sua ex squadra

Andrea Della Sala

L'ex portiere dell'Inter Di Gregorio, ora al Monza, ha parlato della seconda parte di stagione e anche della sua ex squadra su La Gazzetta dello Sport:

Le prime 15 giornate di campionato da titolare in A cosa le hanno lasciato?

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«Se ripenso al 2017, quando esordii tra i professionisti a Renate, ritenevo questo percorso quasi impossibile. In cinque anni sono cresciuto come uomo e come giocatore, un processo di maturazione completo. Ho accettato il Monza subito, quando mi hanno chiamato. Credevo nel progetto fin dal principio».

Il dualismo con Alessio Cragno come procede?

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«Bene perché è un professionista esemplare, un ragazzo intelligente e alla mano. Abbiamo un buonissimo rapporto anche fuori dal campo».

Il 2023 inizia con la trasferta di Firenze e poi l’incrocio con la “sua” Inter: sarà particolare per lei l’incrocio con i nerazzurri?

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«Sarà come chiudere un cerchio, da bambino a uomo. Sono entrato nel vivaio interista a quasi 7 anni, aggregato ai Pulcini che erano più grandi. Sono originario di Corsico, alle porte di Milano, e ho iniziato subito in porta. Mi buttavo su ogni pallone, volevo sempre stare in porta anche quando giocavo con mio cugino».

Di Gregorio: “L’Inter è stata come una famiglia. Affrontarla sarà come chiudere un cerchio”- immagine 2

L’Inter è stata anche una famiglia per lei?

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«Sì, a 13 anni ho perso mio padre Marcello: l’Inter mi è stata molto vicino. A casa avevo mia madre Agata, mia sorella Angela, mio zio Gianni e mia nonna. Fuori c’era l’Inter».

Torniamo alla A: c’è curiosità nell’affrontare la ripresa?

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«Quando il nostro a.d. Adriano Galliani parla di “nuovo campionato” ha ragione. Ci sarà da fare nuove valutazioni, le carte verranno mescolate. Sarà come ripartire da zero, tra impatto mentale, preparazione e l’incidenza del mercato di gennaio. Chi ha chiuso in tranquillità non deve stare tranquillo e viceversa chi ha chiuso in affanno potrebbe trovare nuova linfa».

 

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