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Gnonto: “L’Inter un sogno. Tornarci? Magari un giorno. Lukaku mi ha detto…”

Fabio Alampi Redattore 

L'attaccante classe 2003 della Nazionale, oggi in forza al Leeds, ha ricordato il suo legame con il club nerazzurro

Wilfried Gnonto, attaccante classe 2003 del Leeds e prodotto del settore giovanile dell'Inter, ha concesso un'intervista a Cronache di Spogliatoio: "Giocare in Nazionale era il mio sogno. Essere lì con tutti i campioni è stato incredibile. Uno dei primi a salutarmi è stato Chiellini: mi ha fatto sentire a mio agio. Ad includermi ci hanno pensato Florenzi e Locatelli. Ho ricevuto messaggi da Lukaku e Balotelli. Ho detto: "Ma com'è possibile?". Lukaku mi ha scritto: "Bravo, continua così". Non realizzavo quando ho visto il suo messaggio. Gli ho risposto: "Big Rom, mamma mia, grazie…".

L'Inter? Come ogni ragazzino, ho una squadra del cuore. Da piccolo era più forte che adesso, ora seguo l'Inter e le italiane con piacere. Però sì, penso che alla fine era ed è un sogno che tengo dentro e non so se riuscirò a realizzarlo. Essere arrivato a questi livelli è già incredibile. Impegnandomi posso fare qualcosa di più e magari un giorno giocare all'Inter o a quel livello. San Siro è stato bellissimo. Pochi anni prima ero lì in tribuna e poi ci ho giocato".

"Andare all'estero? Sono cresciuto in Italia, ero all'Inter da quando avevo 8 anni, non mi era mai passato per la mente. A un certo punto ho dovuto pensare a ciò che era giusto per me. Andare in Svizzera non era la scelta più scontata, ma quella più giusta in quel momento. Sono stato fortunato che i miei genitori mi hanno accompagnato, non sono andato in un altro Paese da solo. La scelta è stata difficile perché non era la cosa che avrei voluto fare, ma ne sono contento".

"Gli allenamenti in Prima Squadra all'Inter? Ricordo una spallata di D'Ambrosio in allenamento, mi ha fatto capire che non ero ancora calciatore. Facevamo una partitella 5 vs 5 e il pallone andò laterale, vicino alla linea. Pensai di aspettare un attimo e mettermi con il corpo davanti al pallone. Lui mi aspettò e appena andai verso la palla, lui mi tira una spallata e volo per terra. Sono rimasto lì, fermo, e ho capito che il livello era ancora troppo alto per me. Tra la Primavera e la Prima Squadra c'era un bel distacco di livello, la Svizzera è stata un buon passo intermedio. Le seconde squadre in Italia sarebbero la cosa più giusta".