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Graziani: “Italia, in avanti manca il fuoriclasse. Chiesa straordinario. E Pinamonti…”

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Intervenuto ai microfoni del Corriere dello Sport, Ciccio Graziani ha parlato così di Italia-Svizzera di domani

Matteo Pifferi

Intervenuto ai microfoni del Corriere dello Sport, Ciccio Graziani ha parlato così di Italia-Svizzera.

Ciccio Graziani, Italia-Svizzera, partita tesa, delicata, fondamentale. È quella giusta per Federico Chiesa?

«Deve esserlo. Poi non sempre magari si fa la prestazione massima, ma lui deve esserci. Federico è un ragazzo straordinario, con una voglia di emergere incredibile. E poi sta facendo un percorso di crescita eccezionale».

E queste sono partite che lo esaltano.

«Vero. Ha un bel carattere, voglia di emergere ancora di più, di diventare un top player. Lui e il papà sono persone molto serie. E’ la famiglia che è così, con valori. Federico non è un ragazzo che si monta la testa, non è esagerato in quello che fa, è semplice, tanta educazione e rispetto sono la prima cosa. Queste cose si vedono anche in campo. Quindi dico: deve essere la sua partita».

Da esterno, o lo vede in altri ruoli?

«Esterno alto d’attacco, come ha sempre giocato in nazionale. Deve stare lì. Con Insigne dall’altra parte. Loro due ti mettono in grande difficoltà. Quando ti puntano, loro sono veramente tremendi...».

Chi è l’uomo giusto per fare il centravanti?

«Io spero Belotti, e spero che Mancini faccia giocare lui. Niente esperimenti, no. Non è il momento. Io andrei sull’usato sicuro. E poi diciamo un’altra cosa: se gioca Berardi finto centravanti, Belotti come ci resta? Senza Immobile gioca Belotti».

Alla ricerca di un riscatto azzurro, o quasi.

«Di fatto all’Europeo è mancato. Per lui è una gara importante, per la fiducia sua e di tutti. Qui bisogna portare a casa il risultato, poche storie. A questo giro è così. Lui deve fare la prestazione e anche il gol».

Che attacco è quello di Mancini?

«Di primissimo livello. Con Immobile o Belotti davanti siamo molto bravi. Anche se il loro score in nazionale non è di quelli, diciamo così, di spessore. Però sono giocatori che contano».

Mancini ha convocato molti attaccanti, è segno di indecisione o c’è solo abbondanza di scelta?

«A dire il vero grandissima scelta non c’è. Davanti, in quel ruolo, a livello di nazionale stiamo patendo un po’. Né Immobile né Belotti hanno esaltato il ruolo. Io continuo a pensare che abbiamo due attaccanti forti, ma che non si sono messi in luce come ci aspettavamo. Addirittura qualcuno dice che siamo stati bravi a vincere l’Europeo senza centravanti. No, questo è esagerato. Però in molti devono crescere».

A chi sta pensando?

«Uno è Raspadori. Poi io confido molto nel ragazzino della Juve, Kean. Mi piace molto. E Scamacca, anche lui può venire fuori. C’è Pinamonti... Insomma, ragazzi in prospettiva. Però un fuoriclasse ci manca».

Uno che può esplodere?

«In generale penso a Locatelli, con l’Italia ha solo margini di miglioramento. Ma un altro è Zaniolo. Da lui mi aspetto molto. Ecco, se dovessi scommettere su uno che farà una grande differenza in futuro direi lui».

Parliamo di Insigne.

«Ha la giocata, con il pallone tra i piedi è grado di fare qualsiasi cosa. Anche lui deve dare un contributo in questa sfida. Alla fine il punto è uno: tutti uomini sono quelli giusti, abbiamo un bel centrocampo, dietro siamo belli compatti. Le partite non le vince nessuno da solo. L’acuto del singolo, però, può fare la differenza».

Su Immobile ci sono state troppe critiche?

«Un po’ troppe, sì. Anche se c’è da dire che non rende con la facilità che mostra nella Lazio. Su di lui forse stride anche il fatto che quando non gioca in campionato non sempre ha fatto bene. Però in Italia, in A, ha numeri, numeri pazzeschi. Ma in nazionale fa fatica, questo è vero».

D’altra parte la gente vuole sempre gol, gol, gol. Mica facile.

«L’attaccante è il giocatore su cui si ripongono tante aspettative. La vittoria arriva da lì, dal gol. Il centrocampista non lo vedi così. Puoi giocare bene, ma se fai l’attaccante e non segni...».

Che gara è quella con la Svizzera?

«Ah, importantissima. Vincerla, e mettere il sedere al caldo. Ci si qualifica direttamente. Altre situazioni, beh, non sarebbe il caso...».

Il fantasma della Svezia quattro anni fa pesa?

«No, questo è un altro mondo. Veniamo da un campionato europeo vinto meritatamente. La squadra ha gioco, senso di appartenenza. Io ho fiducia».

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