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Inter, Gresko: “5 maggio? Io massacrato, si vince e perde tutti insieme. Su Ronaldo e Vidal…”

Alessandro De Felice

Le parole dell'ex calciatore dell'Inter, che torna a parlare della disfatta del 5 maggio 2002 e lo scudetto perso all'ultimo turno

Vratislav Gresko torna a parlare del 5 maggio 2002 e della sconfitta contro la Lazio, costata lo scudetto all'Inter. Lo slovacco ed ex nerazzurro ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di "Il Posticipo":

L'ex Bayer Leverkusen ricorda il suo passaggio all'Inter: "Sono arrivato con poca esperienza e poche partite sulle gambe. Ho fatto il salto in una squadra grandissima con una bella storia calcistica, tanti tifosi e una bellissima città alle sue spalle. Purtroppo non avevo disputato tante partite in Germania per via di un infortunio muscolare. Dopo l’Europeo del 2000, l’Inter ha cambiato allenatore: al posto di Marcello Lippi è arrivato Marco Tardelli che mi voleva fortemente. Io avevo avuto altre quattro offerte da squadre di Serie A: molto interessanti e non molto più piccole dell’Inter. Alla fine il Bayer Leverkusen ha trovato l’accordo coi nerazzurri: me lo hanno annunciato e mi hanno chiesto se volevo trasferirmi a Milano. Ho accettato".

Su Ronaldo: "Abitava sopra di me nello stesso palazzo. Era una grande persona, un calciatore unico. Anche al Leverkusen ho giocato coi brasiliani Ze Roberto ed Emerson: sono stati grandi giocatori, con loro ho avuto sempre un grandissimo rapporto. La stessa cosa è successa con Ronaldo e Adriano con cui ho giocato insieme al Parma. Coi sudamericani mi sono sempre trovato bene. Ronaldo era troppo forte, contro di lui era impossibile difendere, nemmeno Ivan Cordoba in allenamento ce la faceva perché Ronnie era sempre un passo in avanti con le sue finte".

Sulla stagione 2001/2002 e la sconfitta del 5 maggio: "È stata una delle stagioni migliori della mia carriera, anche se non abbiamo vinto lo scudetto. Mi ha dato tanto anche la presenza di Hector Cuper in panchina. La squadra andava bene anche se le cose alla fine sono andate come tutti sanno. Come allenatore dico sempre che si vince e si perde tutti insieme. Se vince la squadra allora vince anche l’allenatore, se la squadra perde allora perde anche l’allenatore. Non hanno massacrato solo me, tutta la squadra è stata massacrata. Anche io ho sbagliato, ma potrei menzionare tante altre cose che ci hanno impedito di vincere quell’anno. Bisogna pensare alle cose belle e mettersi quelle brutte alle spalle: non dimenticarle, ma saperle usare nel futuro. La famiglia Moratti ci ha sostenuto sempre anche quando le cose non andavano bene: ci è stata sempre vicina. Lo ha fatto anche Giacinto Facchetti che oggi non c’è più. Nella mia carriera ho giocato in squadre come il Bayer dirette da una fabbrica e in club gestiti come una famiglia dalla società: all’Inter è andata così e mi sono trovato davvero bene. Quando abbiamo perso il campionato? Ovviamente nell’ultima partita: vincendo con la Lazio avremmo vinto lo scudetto, ma abbiamo perso. A Verona contro il Chievo eravamo avanti 2-1 poi però la partita è girata e abbiamo preso gol all’ultimo minuto. Ci sarebbe bastato battere l’Atalanta in casa per vincere lo scudetto invece abbiamo perso: io però non avevo giocato perché squalificato per somma di cartellini gialli. Uno può trovare sempre il modo per giustificarsi, io però non cerco scuse per quello che è successo. Il giorno dopo eravamo delusi. Quando uno ama il calcio e perde poi è deluso".

Gresko ha giocato con Vidal ai tempi del Leverkusen: "Arturo è un grande personaggio: ha la testa dura però è unico. È stato in tante società e ha sempre giocato. L’ho incontrato qui in Slovacchia quando il Cile ha giocato un’amichevole: è un ottimo giocatore, ma non so dire se è quello giusto per l’Inter. Quando giocavamo insieme era meno tecnico di oggi ed era più fisico, correva tanto ed era pericoloso perché aveva il coraggio di entrare palla al piede in area di rigore. Adesso si trova a Barcellona e probabilmente ha compiti diversi".

Infine una battuta sull'Inter di Conte: "Non è importante se piace a me, deve piacere ai proprietari e ai tifosi. È una squadra abituata a vincere come la Juventus però alla fine solo uno ce la fa. Da fuori vedo poco: non seguo gli allenamenti e non conosco la filosofia della società quindi non posso esprimermi. Accendere la televisione al mercoledì o alla domenica per guardare la partita è troppo poco per dare giudizi sull’Inter".