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Il ‘patto del Nazzareno’, quando l’Inter aiutò il Milan a risalire in A

Per alcuni è stata una necessaria presa d'atto, una sana operazione di realismo politico. Per altri ha rappresentato l'inizio della fine, la rinuncia alla propria identità

Francesco Parrone

Prima del fatidico 'Patto del Nazareno' di chiaro gusto politico sancito nel 2014 da Renzi e Berlusconi, nei primi anni '80 i più esperti calciofili non possono dimenticare il 'Patto del Nazzareno" diverso per contenuti e non solo per la doppia z.

I protagonisti Inter e Milan, con quest'ultimo relegato in Serie B. Già ai tempi non venivano visti di buon occhio gli scambi di cartellini tra le due società meneghine, ma ci fu un momento in cui i nerazzurri aiutarono i cugini a risalire nella massima serie.

Secondo quanto riferisce Affaritaliani.it, tutto ebbe inizio nel 1982 dopo il Mondialevinto dall'Italia quando Fulvio Collovati, allora difensore della nazionale di Bearzot era retrocesso con il Milan (di cui era capitano) e, a differenza di Franco Baresi, non ne voleva sapere di accettare il declassamento in Serie B.

Si fece quindi avanti il club nerazzurro, che lo pagò profumatamente, ma il suo “tradimento” non poteva assolutamente essere perdonato dai tifosi rossoneri.

Per tranquillizzare gli animi, i nerazzurri dovettero fare un ulteriore sacrificio e dare ben tre giocatori in prestito ai cugini, per aiutarli a tornare subito in Serie A. Ne venne scelto uno per reparto: lo stopper Nazzareno Canuti, il terzino/mediano Giancarlo Pasinato e l'attaccante Aldo Serena.

Diversamente dai due compagni di squadra, entrambi veneti, Canuti si distingueva per essere lombardo (del mantovano), autenticamente tifoso interista e cresciuto nel vivaio nerazzurro. Accettare il trasferimento al Milan fu per lui un atto dovuto, sia perché allora i giocatori non si sognavano nemmeno di contestare certe scelte, sia perché consono con l'abnegazione di un giocatore arrivato ai massimi livelli della Serie A senza avere i tratti del predestinato.

Per arrivare all'Inter  - si legge su Affariitaliani.it - aveva dovuto superare un provino, a 14 anni, dall'andamento piuttosto strano. Si era presentato come ala destra, ma pur venendo accettato si sentì dire che doveva retrocedere in difesa, perché di esterni ce n'erano già troppi. Anche come stopper, Canuti era piuttosto rude, non particolarmente raffinato dal punto di vista tecnico. Tuttavia, compensava ampiamente i propri limiti con la prestanza atletica e l'abilità nel gioco aereo, pur non essendo un gigante, coi suoi 181 cm di altezza.

Dopo la trafila del settore giovanile, aveva debuttato in prima squadra nel 1975, con Chiappella allenatore, e in sette anni nerazzurri ha conquistato lo Scudettodel 1980, più due Coppe Italia ed il Mundialitodel 1981, nel quale aveva peraltro indossato la fascia di capitano che solitamente toccava a Graziano Bini.

Nei suoi primi passi con i “grandi” era stato accompagnato da autentici miti come Facchetti e Mazzola, che invece stavano giocando le loro ultime partite. In 130 presenze con l'Inter, Canuti ha realizzato un solo gol e relativamente alla nazionale la sua carriera si è fermata a 12 presenze con l'Under 21. Pur essendo stato inserito nella lista dei 40 preselezionati per i mondiali del 1978 e del 1982, alla fine è stato tagliato in entrambe le occasioni. Il suo rapporto con Bearzot non è mai stato idilliaco, anche perché durante uno stage il “Nazza” si era permesso di suggerire la convocazione di Bini, con il quale formava una coppia affiatatissima al centro della difesa interista.

Nella sua unica stagione al Milan, Canuti ha giocato accanto a Baresi, diventato il nuovo capitano della squadra, ed ha fornito il suo contributo alla promozione con 31 presenze, da sommare alle 33 (con 7 gol) di Pasinato e alle 20 (con 8 gol) di Serena. A fine stagione, tutti e tre hanno lasciato i rossoneri, ma hanno seguito percorsi diversi.

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