La notte di Istanbul aveva lasciato pur nella delusione della sconfitta una grande consapevolezza sui margini che avrebbe potuto compiere questa squadra. Quella di ieri, invece, è una ferita nell’orgoglio troppo grande da sopportare per il momento e forse in assoluto. Inzaghi dovrà essere il primo a chiedersi se riuscirà a trovare le forze per rialzarsi da questa caduta senza ricorrere alle dimissioni che per qualcuno sarebbero atto più che dovuto. Il tentativo di insistere per non arrendersi davanti all’evidenza di un ciclo ormai finito richiederebbe stimoli e pazienza fuori dal comune.
Sarebbe di certo più semplice ripartire da facce nuove. Generebbero una spinta spontanea e traghetterebbero almeno all’inizio l’ambiente oltre lo scoramento di oggi e dei prossimi giorni. La rivoluzione sarebbe a sua volta un rischio, non c’è dubbio, ma è qui che dovrà emergere la bravura di una dirigenza finita per imbrodarsi nelle lodi di questi anni e che invece nell’analisi della stagione dovrebbe finire dietro la lavagna proprio come il suo allenatore. E’ nel momento delle scelte forti e responsabili che un board di livello deve fare la differenza. Anche in base a come reagiranno a questo scempio si giudicherà il loro operato.
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