"L’Inter ha una consapevolezza che discende da due finali in tre anni con, più o meno, la stessa squadra. Il Psg invece è nuovo e sorprendente: s’è liberato di Mbappé e ha una freschezza mentale combinata con le strategie di Luis Enrique tornato ai livelli strategici del suo Barça. Sarebbe stato meglio l’Arsenal, più prevedibile. Invece il Psg è un piccolo Barça, il più simile: meno prepotente in attacco, però molto più concreto in difesa. In contropiede sa partire in massa meglio dell’Inter, dietro lascia più spazi dei nerazzurri. Non ha un 9 vero, gioca con uno “finto” quale Doué o Dembélé, superiori a Ferran. L’Impressione è che abbia più fantasia e meno carattere dell’Inter. Potrebbe dare più libertà a Calha. Ha un portiere sovrumano come Donnarumma. Non ha Yamal in attacco e Pedri in mezzo, ma la qualità media è più alta ed equilibrata tra reparti. Il Psg è meno stanco e difende in undici. Con l’Arsenal non ha incantato. Sarà una sfida molto più tattica".
"Da Inter-Barça, però, Inzaghi può trarre suggerimenti vitali. Hanno vinto quelli che hanno più varietà contro chi ha un po’ meno umiltà. È questo il tema del futuro in un calcio in continua evoluzione. Nessuno attacca come il Barça e nessuno ha la stessa combinazione di classe e fantasia. Però il Barça è giovane e non sa giocare con due sistemi come invece quello di Messi o, di recente, il Real Madrid che ha dietro uno come Rudiger. L’Inter è la squadra con meno squilibri tra la strategia offensiva e quella difensiva: in contropiede è la più forte d’Europa con il Psg , ma quando il rivale è adatto può modulare una fase offensiva collettiva come pochi. Quindi non è mai facile affrontarla perché non sai che Inter ti troverai. O non vuoi vederlo: Flick, sul tema, ha perseverato diabolicamente. Purtroppo per Inzaghi, Luis Enrique conosce più tempi di gioco di Flick e non assalterà all’arma bianca", aggiunge Gazzetta.
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